La Vescova Mariann Budde, in un sermone di martedì, ha espresso un appello di clemenza per gli immigrati e la comunità LGBTQ+, contrapponendo le politiche dell'amministrazione Trump a una visione di compassione e inclusione.
Nel suo sermone, la vescova Budde ha espresso una visione contrapposta alle politiche dell'amministrazione Trump , chiedendo al presidente clemenza nei confronti degli immigrati, della comunità LGBTQ+ e delle persone vulnerabili del Paese. \«Lascio un ultimo appello, signor Presidente. Milioni di persone hanno riposto la loro fiducia in lei. Come ha detto alla nazione ieri, ha sentito la mano provvidenziale di un Dio amorevole.
Nel nome di quel Dio, le chiedo di avere misericordia per le persone nel nostro Paese, che ora sono spaventate», ha detto, rivolgendo uno sguardo al presidente. Budde ha colto l'occasione per mettere in luce una delle sue preoccupazioni principali: la paura che pervade le comunità LGBTQ+ e degli immigrati, due gruppi particolarmente vulnerabili sotto l'amministrazione Trump. «Ci sono bambini gay, lesbiche e transgender in famiglie democratiche e repubblicane, e alcuni di loro temono per la loro vita», ha continuato Budde, facendo riferimento al clima di incertezza e pericolo creato dalle politiche restrittive del presidente. Il suo appello è un invito a riconoscere la dignità e i diritti di tutti, indipendentemente dalla loro identità di genere o dal loro status di cittadinanza. \La vescova Budde ha contrapposto alle misure annunciate da Trump una visione più inclusiva e compassionevole della società: «Le persone che raccolgono la nostra verdura, puliscono i nostri uffici, lavorano nelle fattorie di pollame e negli impianti di confezionamento della carne, potrebbero non essere cittadini americani, ma la maggior parte degli immigrati non è composta da criminali. Lavorano duramente, pagano le tasse e sono buoni vicini». \Mariann Budde, 65 anni, è una figura di spicco nella Chiesa Episcopale. È la prima donna a ricoprire il ruolo di vescova della diocesi di Washington e dal 2011 guida questa importante diocesi, che include anche la National Cathedral, simbolo di una tradizione cristiana che si è sempre impegnata per la giustizia sociale e i diritti umani. Prima di trasferirsi a Washington, ha ricoperto il ruolo di rettore alla chiesa episcopale di St. John’s a Minneapolis per quasi vent'anni. La sua carriera è stata segnata da un impegno costante nella difesa dei diritti civili e da una leadership basata sull'inclusività. È anche conosciuta per la sua critica nei confronti di Trump, che nel 2020 suscitò grande scalpore quando si fece fotografare fuori dalla chiesa di St. John’s con una Bibbia in mano, subito dopo che la polizia aveva disperso i manifestanti con lacrimogeni. In quell'occasione, Budde aveva dichiarato: «Ha usato simboli sacri per sostenere posizioni contrarie alla Bibbia». Nel sermone di martedì, la vescova ha ribadito il suo messaggio: «Chiedo a lei, signor Presidente, di avere misericordia per coloro che nelle nostre comunità temono che i loro genitori vengano deportati, e di aiutare coloro che fuggono da zone di guerra e persecuzione a trovare compassione e accoglienza qui». Il sermone ha innervosito Donald Trump, che dopo la funzione religiosa ha dichiarato a un gruppo di giornalisti che la predica «non è stata troppo entusiasmante» e che gli organizzatori «potevano fare molto meglio». Ma Budde ha insistito sul fatto che il suo appello non fosse un attacco diretto al presidente, ma piuttosto un richiamo alla compassione in tempi di incertezze e paure diffuse. «Non stavo necessariamente accusando il presidente, ma ho sentito il bisogno di fare il mio appello per la paura che ho visto nelle comunità di immigrati e LGBTQ+ di Washington», ha spiegato. Budde ha anche espresso la speranza che le sue parole non si limitassero a raggiungere Trump, ma risuonassero anche in tutto il Paese, per non dimenticare che «tutti noi siamo stati stranieri in questa terra»
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