L'attrice bosniaca Lidija Kordić, protagonista del film Diva Futura, racconta le sue emozioni durante la lavorazione e l'esperienza di interpretare una delle icone del porno italiano, Cicciolina.
Esce oggi 6 febbraio Diva futura, il film diretto da Pietro Castellitto che indaga il mondo del porno italiano nel suo momento di massimo splendore negli anni Ottanta e Novanta. È quello di Moana Pozzi, interpretata da Denise Capezza, e Ilona Staller , che nel film ha il volto di Lidija Kordić , che hanno fatto del loro mestiere una complessa e continua ricerca della libertà nel momento (e nel settore) più controverso.
Riccardo Schicchi, interpretato da Pietro Castellitto, e la sua Diva Futura, che dà il titolo al film, rivoluzionano la cultura di massa trasformando l’utopia hippy dell’amore libero in un nuovo fenomeno di massa, il porno, sotto la guida delle 'ragazze della porta accanto', che entrano nelle case degli italiani attraverso le cassette registrate e le televisioni. Si capisce che il desiderio è di tutti e che può portare grandi guadagni grazie alle interpretazioni di quelle che in poco tempo diventano le pornostar più famose di tutti i tempi, fino alla politica e oltre. La giovane attrice bosniaca Lidija Kordić è Ilona Staller, conosciuta dai più come Cicciolina, e per l'occasione l'abbiamo intervistata a pochi giorni dall'uscita del film nei cinema italiani, chiedendole di tutto e più su questa esperienza professionale. Cosa ti ha lasciato questa esperienza? «L'energia è stata molto positiva fin da subito, fin dagli inizi, quando abbiamo iniziato a conoscerci e a leggere il copione. È la prima volta che interpreto un personaggio così complesso e che ho per le mani una storia così intensa, per cui anche per me è stato alzare l'asticella. All'inizio non sapevo chi fosse Ilona Staller, avevo in testa questo nome che mi risuonava, un nome importante, ma io sono troppo giovane per ricordarmela. I miei genitori invece si ricordavano bene. Quando ho detto a loro che avrei interpretato una delle porno star più famose di sempre hanno reagito con grande tranquillità, sanno che di me si possono fidare e che non mi metterei mai in una situazione scomoda». Diva futura è un film che aiuta a riflettere, mostrando la doppia faccia del mondo dei film per adulti, con i suoi lati oscuri. «Con questo film ho imparato che nulla è unidimensionale. Ci sono sempre due lati della stessa storia. Da spettatori non abbiamo idea di cosa succede dietro la telecamera, non sappiamo come gli attori si preparano, quale sia la loro vita privata e affettiva. Ilona è stata la prima donna a mostrare il proprio seno su una TV nazionale, in quel periodo in cui gli uomini erano a capo di tutto il mondo media e anche oggi, purtroppo, la situazione non è cambiata. Allora rompere le regole in questo modo era ancora più impattante, chiunque in Italia si ricorda quel momento mediatico. Ho capito che è un business davvero complesso, fondato radicalmente su stereotipi molto difficili da scardinare». È un lavoro che ti ha fatta crescere? «Ho capito quanto è importante sentirsi liberi, oltre ad essere liberi. Sono entrata nella vita di Ilona con i miei strumenti, come ho potuto, studiando ogni minimo dettaglio della sua vita, e ho capito che cercava a suo modo la libertà di essere solo se stessa. Mi ha aiutata ad aprire la mente». Come ti sei preparata? «Ho guardato moltissimi documentari sull'industria dei film per adulti, mi ha arricchito molto e ho ascoltato le opinioni di chi ci ha lavorato allora e di chi ci lavora oggi per farmi una mia opinione sul tema. In trent'anni sono cambiate molte cose». Cosa non sapevi di Ilona, che ti ha colpita di più? «Sicuramente il suo essere in tanti ambienti diversi: dalla politica alla musica, fino al mondo radiofonico con Radio Luna, e la moda. Mi sono chiesta 'ma dov'è la sua vita privata?', 'chi è Ilona, davvero, in tutto questo?'. Alla fine, la risposta è che lei era tutto questo, era proprio lei senza filtri, sempre diversa, sempre se stessa nelle sue mille sfumature. Nella mia testa Ilona Staller è una fata, con le ali, con le corone di fiori, è il bianco e il blu, il celeste. Il suo coraggio mi ha invasa». Qual è stata la scena più difficile da interpretare? «Sicuramente quando Riccardo Schicchi è in ospedale, perché è una scena in cui ci sono tutte le emozioni insieme. All'inizio Ilona entra ed è felice, poi inizia a parlare con lui e piange, la scena di conclude con la sua rabbia. È una montagna russa di emozioni tutta in un'unica scena. E poi quando combatte per il bambino. Entrambe le scene sono state messe nel primo giorno di girato, quindi diciamo che ho iniziato in salita». Quando hai visto il film dal vivo per la prima volta, cos'hai provato? «Ero a Venezia insieme a tutto il cast alla première, giuro. Di fianco a Denise continuavo a dirle 'non voglio vedermi' e mi tappavo gli occhi con le mani e lei mi diceva che ero bravissima. Tutti abbiamo pianto di gioia alla fine perché il lavoro che c'è dietro è immenso e anche l'amicizia che si è creata con gli altri membri del casting e non solo, è preziosa». Sei stata nominata per gli Shooting Stars Awards del Festival del Cinema di Berlin
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