Lo scandalo Emilia Pérez: talento ed etica contro il tribunale dei social

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Lo scandalo Emilia Pérez: talento ed etica contro il tribunale dei social
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La nomination all'Oscar di Karla Sofía Gascón per il ruolo di Manitas del Monte in Emilia Pérez si trasforma in un fulmine di scandalo. Vecchi tweet discriminatori e accuse di odio contro minoranze mettono a rischio la carriera dell'attrice e il successo del film.

Vinca o non vinca l’ Oscar , ci sarà un prima e un dopo Emilia Pérez . Perché lo scandalo che sta scuotendo il successo di un film da 13 nomination intreccia talento ed etica, il tribunale dei social e i membri dell’Academy Award che incarnano l’anima di Hollywood. L’inizio di questa vicenda turbolenta è a Los Angeles, 23 gennaio 2025. Emilia Pérez riceve 13 candidature. La pellicola di Jacques Audiard è il film non in lingua inglese con più nomination nella storia degli Oscar .

Karla Sofía Gascón (Alcobendas, Madrid, 1972) festeggia per essere in corsa come miglior attrice protagonista. Se vincesse la statuetta diventerebbe la prima persona trans premiata dall’Academy. Quel giorno, Gascón scrive per tre volte, in maiuscolo, sotto un post di Instagram: «Nam Myoho Renge Kyo» (è il mantra buddista). Manitas del Monte — il narcotrafficante messicano che diventa, dopo un percorso di transizione, la filantropa Emilia Pérez — potrebbe farla vincere. Gascón lo sa bene. Invece, passano cinque giorni e tutto si ribalta. Inizia un domino di accuse e scuse che schiaccia l’attrice un’ora alla volta. La prima pedina cade per un video in cui Gascón, intervistata dal quotidiano brasiliano A Folha de Sao Paulo, accusa il gruppo di lavoro di Fernanda Torres — attrice candidata all’Oscar con I’m Still Here di Walter Salles — di screditare lei ed Emilia Pérez. Il giorno dopo, 29 gennaio, la stessa Gascón si scusa. Altre 24 ore in avanti. Online risorgono dei vecchi tweet dell’attrice spagnola. Riemergono per mano della giornalista che fa base in Canada Sarah Hagi. Sono messaggi discriminatori. Tutte frasi polemiche che aizzano all’odio contro l’Islam («un focolaio di infezione per l’umanità»), i musulmani («mia figlia dovrà dare l’arabo invece dell’inglese»), i cinesi («il vaccino cinese viene fornito con il chip obbligatorio»), George Floyd («truffatore tossicodipendente»), gli Oscar («un galà brutto»). Quei messaggi risalgono ad almeno quattro-cinque anni fa. L’attrice spagnola si scusa, più volte, in diverse occasioni, via comunicato, sui social, per quelle parole «che forse non sono corrette per ignoranza o per puro errore». Dice che ha sempre usato i suoi social network come diario. Il 30 gennaio si toglie da X (ex Twitter) per proteggere la figlia, avuta da sua moglie, prima del percorso di transizione. «Più cercano di affondarmi, più mi fortificano», scrive. Sembra sia partita una sfida contro «la campagna di odio e disinformazione, è chiaro che c’è qualcosa di molto oscuro dietro». Con la Cnn, Gascón piange e assicura: «Non posso ritirarmi da una nomination all’Oscar perché non ho commesso alcun crimine, né ho fatto del male a nessuno. Non sono razzista né niente di ciò che tutte queste persone hanno cercato di far credere». Lei insiste di aver sempre difeso le minoranze e accusa di essere vittima della cancel culture. Parole che si sbriciolano. Come un gioco di specchi, la protagonista di Emilia Pérez si ritrova contro anche Netflix, il regista e le colleghe. A 23 giorni dalle celebrazioni degli Oscar, Karla Sofía Gascón è sempre più isolata. Netflix cancella le promozioni pubblicitarie dell’attrice negli Stati Uniti. La piattaforma streaming — casa di produzione del film negli Usa, in Canada e nel Regno Unito — non le paga né soggiorni, né voli per promuovere il film a Los Angeles. Il volto di Manitas sparisce dagli annunci. Prendere le distanze può servire a far trionfare il film? La tensione resta tesa. Lo stesso Jacques Audiard difende la sua pellicola e tutta la squadra di lavoro, eccetto Gascón. In un’intervista con Deadline, il regista confessa la delusione verso la protagonista perché quei messaggi «odiosi e degni di essere odiati sono ingiustificabili». Audiard non ha parlato con lei e non vuole farlo: «Ha un approccio autodistruttivo in cui non posso interferire e non capisco davvero perché continui». Poi: «Sta davvero recitando la parte della vittima, il che è sorprendente». Zoe Saldaña, co-protagonista di Emilia Pérez e in corsa per l’Oscar come attrice non protagonista, dichiara di essere triste e delusa. Assicura: «Non tollero la retorica negativa nei confronti delle minoranze». Il nome di Selena Gomez, l’altra co-protagonista del film, salta fuori per un tweet di Gascón riemerso dal 2022, diventato virale e poi sparito: «È una ricca ratta che fa la povera disgraziata». Gascón smentisce: «Non è mio quel tweet, non mi riferirei mai a lei in quel modo».

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