Amazon, BT e PwC stanno riducendo lo smart working, ma l'INPS vede un cambiamento culturale significativo. L'articolo esplora il dibattito sul futuro del lavoro, analizzando i benefici e le sfide dello smart working.
Amazon, BT e PwC stanno obbligando i propri dipendenti a una progressiva riduzione dello smart working, una tendenza che sta emergendo paradossalmente in molte aziende ICT (capofila è Amazon, la multinazionale che ha già imposto il rientro a tutti i suoi dipendenti a livello mondiale). Questo rappresenta un'accelerazione di un trend già in atto, considerando che il numero di inglesi che lavorano in smart working è crollato dai tempi della pandemia.
Per il Direttore Generale dell’INPS, al contrario, saremmo di fronte 'a un cambiamento culturale che va oltre la semplice possibilità di lavorare da casa'. A gennaio 2020, lo smart working era visto con diffidenza e si trovava ancora in fase sperimentale, coinvolgendo circa 570 mila lavoratori. Tre mesi dopo, il numero era salito a 7 milioni. La pandemia ha costretto il mondo del lavoro a reingegnerizzarsi in tempi brevi, utilizzando strumenti spesso inadeguati, come nel caso di chi non aveva una connessione in fibra a casa, e con una classe dirigente e imprenditoriale impreparata. Eppure, ciò che era straordinario è diventato prassi, rivelando solo ora i suoi benefici. Maggiore produttività e minori spese di esercizio si intrecciano in una alchimia che svela le potenzialità della nuova rivoluzione industriale, in linea con le molteplici sfide che la circondano, dalla green economy alla conciliazione tra lavoro e vita privata. Tuttavia, ci sono ancora coloro che si ostinano a volere tutti in ufficio. I detrattori dello smart working idealizzano l’impiegato dietro alla scrivania, l’odore dell’ufficio, il chiacchiericcio da sedare, la catena di montaggio fordiana. Gran parte dell’opinione pubblica tende a pensarla allo stesso modo, soprattutto quando si confronta con disservizi e invoca il rientro al lavoro in presenza, sostenendo che “a casa non fanno niente”. Questo processo avrà un impatto non solo sui tempi e sui luoghi di lavoro, ma anche sul significato stesso della parola 'lavoro', sul suo contenuto e sul suo ruolo dopo la rivoluzione che ci ha costretti, volenti o nolenti, a cambiare. 'Quando è arrivata la pandemia, le nostre strutture, le nostre pratiche e i nostri processi di lavoro consolidati si sono 'scongelati'; i vecchi modi di lavorare sono venuti meno', ha dichiarato Giuseppe Conte, Capo del personale dell'INPS, intervenendo ieri al convegno 'L’evoluzione della leadership e l’impatto dello smart working sul valore pubblico'. 'Abbiamo scoperto nuove opzioni di lavoro a distanza e di lavoro ibrido; e quando si sono attenuate le restrizioni imposte dal Covid, ci siamo interrogati su quali modalità valesse la pena mantenere, e se non fosse il momento di affrontare la sfida di modi di lavorare più 'intelligenti''. Conte ha sottolineato come lo smart working rappresenti un'opportunità per trasformare il management tradizionale, 'Orientato al presenzialismo e al controllo degli adempimenti', in un nuovo modello basato su valori quali 'fiducia, collaborazione, responsabilità e flessibilità'. Secondo il compianto Prof. De Masi, la diffusione dello smart working porterà a una trasformazione dell’attuale organizzazione del lavoro, passando da un approccio basato su procedure a uno basato su progetti, fiducia, responsabilità e autoregolazione. Nel saggio “Smart working. La rivoluzione del lavoro intelligente”, il Prof. De Masi sostiene che il passaggio strategico da un lavoro rigido a uno agile nel settore pubblico dipenda principalmente dalla qualità della dirigenza, dall’implementazione di adeguati sistemi di sicurezza informatica e, soprattutto, da una forte volontà politica. Perché tale trasformazione possa avvenire, secondo il Professore, è necessario un incremento delle competenze digitali dei dipendenti, realizzabile attraverso investimenti mirati sulla formazione e il ricambio generazionale. La digitalizzazione di molte procedure della pubblica amministrazione potrebbe inoltre incentivare un maggiore utilizzo della tecnologia da parte dei cittadini, contribuendo a ridurre il digital divide. Negli ultimi quindici anni, l’INPS ha intrapreso un percorso pionieristico verso la digitalizzazione, un passo fondamentale che ha preparato l’Istituto a rispondere prontamente alle sfide del lavoro moderno. Questo viaggio non riguarda solo l'innovazione tecnologica, ma segna un vero e proprio cambiamento culturale nel modo di concepire il lavoro e la sua organizzazione. A ribadire questo concetto è stata proprio Valeria Vittimberga, Direttore Generale dell'INPS, nel suo intervento al citato convegno 'L'evoluzione della leadership e l'impatto dello smart working sul valore pubblico' organizzato proprio da INPS e POLIMI. 'Lo smart working', ha sottolineato la dott.ssa Vittimberga, 'va oltre la semplice possibilità di lavorare da casa. È una realtà che richiede preparazione e strumenti adeguati, una 'cassetta degli attrezzi' che deve essere costruita prima di poter sfruttare appieno le potenzialità di questa modalità lavorativ
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