Loretta Goggi compie 70 anni: 10 curiosità di una carriera eccezionale
Giuseppe Calcaterramotivata così: «Con la sua canzone ha buttato fango sulle stagioni, e praticato un danno incalcolabile ai bambini, perché chiama “maledetta” la primavera, distruggendo ai loro occhi l’immagine della stagione più bella».
Calcaterra inoltre si impegna a fondare un controfestival,Raffaella piume, paillettes, ombelico e caschetto biondo;Freccia Nerail confronto con la Carrà, alla conduzione dello due edizioni precedenti dello show con Corrado, è l’ossessione delle critiche televisive.
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Un palazzo dalle linee garbate, qualche tavolino e una sfera d’acciaio: iniziavano gli Anni 70Correva il 1969 o forse il 1970, chissà. La location era il sobborgo Valentino, quella parte di San Salvario chiamata così per la vicinanza al parco, compresa tra corso Raffaello e corso Bramante, dove poi inizia il quartiere Millefonti. Il panorama era invidiabile, cioè dal balcone e dalla corrispondente finestra al quarto piano della casa davanti. Durata dello spettacolo: circa una settimana. All’angolo tra corso Dante e corso Galileo Galilei – quindi di fronte al ponte Isabella - allora esisteva un palazzo di un certo fascino, su sei livelli sfalsati. Per nulla vetusto, anzi garbato. Al piano terra, un bar con qualche tavolino e, in estate, pure un ombrellone. Eppure qualcuno ad un certo punto aveva deciso che dovesse essere raso al suolo per innalzare al suo posto un moderno condominio dalle linee squadrate, per i tempi piuttosto audaci, con rivestimenti esterni in marmo grigio. Il curioso evento, che aveva sconvolto la vita del borgo, aveva riguardato le modalità di abbattimento, di grande scenografia: sul braccio di un’alta gru era stata agganciata un’enorme sfera d’acciaio sorretta da una catena che, dondolando, aveva poco alla volta demolito l’intera costruzione, partendo dai muri perimetrali. Sulla strada gli operai provvedevano a bloccare il flusso delle auto - con le mani e senza palette - nei momenti caldi dell’operazione, cioè poco prima che sui due viali (ma corso Galileo Galilei era ben poco trafficato…) crollassero quintali di detriti, con una polvere inverosimile e un frastuono assordante che avvolgeva tutto. Per l’occasione era stato anche spostato il capolinea del pullman 59, allora posizionato proprio di fronte al numero 126. Quello dell’edificio che stava mutando pelle.
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