Prende lo sgabello di notte e si butta dal balcone: «Non ho più tempo». L’ombra di una «challange» della morte
Prende lo sgabello di notte e si butta dal balcone: «Non ho più tempo». L’ombra di una «challange» della morteÈ da poco passata la mezzanotte quando esce dalla sua cameretta per andare in bagno. Un lungo silenzio e poi più nulla. Se ne è andato così, in una fresca notte di settembre, Lucas , 11 anni.
L’allarme, la disperazione, i soccorsi: i paramedici l’hanno trovato ormai esanime, il pigiamino bagnato dal sangue; una scena terribile che ha turbato persino gli esperti poliziotti. E con loro i vicini, che appaiono ancora increduli: «È una storia incredibile, sembra uno di quei film horror dove succedono cose assurde», dice un giovane scuotendo la testa.
Apparentemente senza molto senso, la frase ha lasciato basiti parenti, amici e conoscenti. Anche perché viene descritto come un ragazzino senza grilli per la testa, studente modello, equilibrato, sportivo , cresciuto in una famiglia normalissima della borghesia e un quadro generale che non sembra lasciare spazio a eventuali situazioni di disagio.
La Procura segue la pista del reato di istigazione al suicidio.
Gli inquirenti non tralasciano nulla e il quadro si farà più chiaro dopo che saranno scandagliati gli strumenti informatici che usava il ragazzino e saranno sentiti gli amichetti. Molto, infine, potrà dire l’autopsia.
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