A sessant’anni da quel 4 agosto 1962, l’indimenticabile Marilyn Monroe rivive nell’attesissimo Blonde. In anteprima, le immagini di Ana de Armas che la interpreta nel film (quanto le assomiglia?), il racconto del regista Andrew Dominik e di Joyce Carol ...
Questo articolo è pubblicato sul numero 32/33 di Vanity Fair in edicola fino al 16 agosto 2022
Scritta già nel 2008, la sceneggiatura aveva ottenuto l’approvazione di Oates: «Sono rimasta molto colpita dal lavoro di Andrew», racconta. «Sebbene il mio libro abbia una costruzione complessa, lui ha trovato il modo di portarlo nel suo mondo senza snaturarlo. È riuscito a creare un’opera da un’altra opera. Solo i registi più grandi ne sono capaci».
Anche il film realizza un discreto lavoro di sintesi che a volte rischia di lasciare lo spettatore insoddisfatto e con qualche risposta in sospeso. È il caso dell’ellissi che proietta Norma Jeane direttamente dall’orfanotrofio ai set fotografici. È sparito il primo matrimonio a 16 anni. Sono scomparsi Frank Sinatra, Yves Montand, Marlon Brando e molti altri amanti. È sparito soprattutto il finale infelice.
Con poche eccezioni, tra cui il suo agente e il suo truccatore, gli uomini non sono stati delle presenze positive nella vita di Marilyn. Ma quello che li ha battuti tutti per cinismo e cafonaggine è stato il presidente John Fitzgerald Kennedy. Anche se non lo cita mai per nome, Oates gli dedica un capitolo del libro e il ritratto che ne fa non è certo dei più lusinghieri.