Il tennista italiano Mattia Bellucci ha raggiunto la semifinale al torneo di Rotterdam, dimostrando il suo potenziale e la sua crescita nel circuito. Nonostante la sconfitta contro Alex De Minaur, Bellucci ha conquistato la classifica top 70 e si presenta come uno dei giovani giocatori da tenere d'occhio.
Finisce il torneo di Rotterdam però inizia la bella storia di Mattia Bellucci da Busto Arsizio, cresciuto a Castellanza, il coetaneo di Sinner che in Olanda ha scoperto di essere contemporaneo nonostante lo stile vintage. In semifinale Alex De Minaur , il n.
8 del ranking che patisce il ragazzo dell'Alto Adige (Jannik è ricomparso ieri in allenamento a Montecarlo dopo qualche giorno dedicato ai nuovi spot degli sponsor), non cade nel tranello che ha sgambettato Medvedev e Tsitsipas: non si fa ubriacare dalle bollicine millesimate di Mattia, cioè, perché lui stesso, il maestrino aussie, ha mano buona. Più pesantezza di colpi. Più esperienza. Anche il servizio mancino di Bellucci, a cui dopo aver eliminato due campioni in rottura prolungata non si poteva chiedere anche l'impresa con uno dei giocatori più in forma del circuito, fresco dei quarti all'Australian Open (disintegrato, in quell'occasione, proprio da Sinner), non crea particolari problemi ad Alex, che a velocità di crociera (6-1 6-2) sbarca in finale-bis in Olanda contro Carlos Alcaraz. Mattia è fresco, impavido, naif. Gioca con la scioltezza di chi non ha nulla da perdere. La sua passione per le sneakers, le bandane alla Agassi, le vecchie maglie di McEnroe e Sampras (le usa in allenamento), la zazzera buffa e la sua gioventù ne fanno una mina vagante che deve trovare continuità di rendimento. «Ho le carte in regola per lottare con tutti e cercare un mio spazio — riflette —. Con De Minaur ho preso un'imbarcata: è necessario che mi abitui a questo livello». Dá il meglio di sé quando si diverte, è un po’ leggero ma ha mano, accidenti se ha mano. Educatissima prima dal padre e poi dal coach Fabio Chiappini che l’ha soprannominato Mogwli per quell’aria un po’ surreale e demodé, il suo punto di forza. De Minaur abituato a questi palcoscenici si rivela un muro troppo alto da saltare, oggi. Ma per Mattia ci sono solo buone notizie: la semifinale in un Atp 500 lo proietta nei top 70 (n.68), un drastico passo avanti che dimostra che la strada è giusta. Dovrà essere bravo a scansare i paragoni (insensati) con Sinner e a tenere per le briglie un gioco fantasioso ma anche a rischio disordine, che è il peggior nemico di un tennista. È un canto libero, quello di Mattia. Che necessita di lezioni di gorgheggio, ma può lanciare acuti interessanti. Finisce il torneo di Rotterdam però inizia la bella storia di Mattia Bellucci da Busto Arsizio, cresciuto a Castellanza, il coetaneo di Sinner che in Olanda ha scoperto di essere contemporaneo nonostante lo stile vintage
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