Mattia: «Non penso di essere io il “paziente 1”. Quello che ho vissuto è stato come un film»

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Il 38enne di Codogno, intervistato da Sky Tg24, racconta i giorni del suo ricovero: «Mi sono reso conto della gravità di quanto era accaduto solo dopo il risveglio. Mi sento fortunato». La morte del padre e la nascita della figlia Giulia

. Mi sento fortunato. Ho pensato molto dove possa aver preso il virus ma non ho la benché minima idea di questo dove possa essere accaduto. Sia io sia mia moglie nelle nostre ricostruzioni non siamo venuti a capo di un possibile punto di inizio. E non c’entra nulla neppure il mio amico tornato dalla Cina».. La mia malattia, la mia guarigione, il fatto che sia mia madre sia mio padre sia Valentina si siano ammalati: mia madre e Valentina sono guarite, mio papà non ce l’ha fatta.

Le analisi hanno detto che era una lieve polmonite e mi è stato suggerito di curarla a casa, in quanto nei soggetti giovani è una pratica che viene svolta così». Al suo ritorno a casa con antibiotico, però la febbre è aumentata «e mi sono ripresentato al pronto soccorso. Da lì in poi la febbre è cresciuta ancora fino a quando sono stato portato in terapia intensiva». Ma fino a quel momento nessuno era in grado di «dirmi nulla.

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