La presidente del Consiglio Giorgia Meloni valuta l'applicazione del segreto di Stato sul caso Almasri, arrestato e poi rilasciato in circostanze controverse. La scelta potrebbe servire a proteggere informazioni riservate e interessi nazionali, ma rischia di alimentare ulteriormente le polemiche e le indagini giudiziarie in corso.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni e i suoi collaboratori stanno valutando il possibile utilizzo del segreto di Stato sul caso di Almasri, arrestato a Torino su mandato della CPI e poi rilasciato il 22 gennaio. Il caso, oggetto anche di un'indagine giudiziaria, sta suscitando imbarazzo per il governo in quanto le spiegazioni fornite sul motivo della liberazione di Almasri sono state contraddittorie e lacunose.
La possibilità di ricorrere al segreto di Stato viene considerata un modo per evitare che informazioni compromettenti per la sicurezza nazionale vengano rivelate. Il segreto di Stato, previsto dal codice di procedura penale, è uno strumento delicato che può essere utilizzato solo in circostanze specifiche, su iniziativa del presidente del Consiglio o in risposta ad un'indagine della magistratura. Dura quindici anni e può essere rinnovato una sola volta. Lo scorso dicembre il governo ha optato per non rinnovare il segreto di Stato su tre casi controversi. La decisione di applicare il segreto di Stato è spesso influenzata da motivi politici, oltre che tecnici, in quanto può essere usata per evitare imbarazzi governativi o proteggere membri dei servizi segreti da potenziali guai giudiziari. Nel caso di Almasri, la procura di Roma ha avviato un'indagine contro Meloni, Mantovano, Piantedosi e Nordio per favoreggiamento e peculato, in relazione alla scarcerazione di Almasri. L'indagine è affidata al tribunale dei ministri che ha 90 giorni per decidere se archiviare il procedimento o proseguire. Durante l'indagine il governo potrebbe ricorrere al segreto di Stato per evitare ulteriori rivelazioni imbarazzanti sulla vicenda, in particolare riguardo agli interessi che legano l'Italia alle istituzioni libiche
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