La Procura di Milano contesta a Meta 887 milioni di evasione fiscale tra il 2015 e il 2021, sostenendo che l'accesso gratuito ai servizi in cambio dei dati personali costituisca un contratto con controvalore economico soggetto a tassazione.
Relazione ‘sinallagmatica’. Se si vuole comprendere perché la Procura di Milano contesta a Meta 887 milioni di evasione fiscale tocca comprendere questo inusuale termine giuridico che ha le radici nel greco antico. Per i giudici, acconsentire all’uso dei propri dati in cambio di un accesso gratuito a un servizio è di fatto un contratto. Synàllagma, nella lingua di Socrate e Platone. Che vuol dire? Che in quanto contratto prevede uno scambio di qualcosa.
“La tesi dei giudici è chiara: è vero che i social network non chiedono agli utenti un prezzo in denaro, ma questo non significa che non ottengano una utilità economica in Italia. E su quella utilità i giudici contestano il pagamento dell’IVA”. L’imposta sul valore aggiunto, e il valore aggiunto nella fase di utilizzo dei dati di cui entra in possesso per farne pubblicità è chiaro, ed è stato stimato in 4 miliardi.
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