Milano, agguato a colpi di pistola: ucciso il capo ultrà dell’Inter
Ucciso sotto casa con cinque colpi di pistola mente stava rientrando dopo un giro nel quartiere a Figino, zona nord ovest di Milano. Una vera e propria esecuzione quella che ha posto fine, intorno alle 19,30, alla vita di Vittorio Boiocchi, 66 anni, storico capo ultrà della curva dell’Inter che in serata, dopo che si è diffusa la notizia, ha ritirato gli striscioni dallo stadio di San Siro, dove era in corso l’incontro tra i nerazzurri e la Sampdoria.
Boiocchi non è morto sul colpo ma è deceduto poco dopo l’arrivo dei sanitari mentre veniva trasportato all’ospedale San Carlo. Il capo ultrà era un sorvegliato speciale e non poteva frequentare lo stadio. In passato aveva scontato una pesante condanna a trent’anni di reclusione per rapina e traffico di sostanze stupefacenti. Il suo nome inoltre era comparso in diversi rapporti di polizia per legami molto discussi tra i capi della Curva Nord e alcune famiglie mafiose palermitane.
I due si erano affrontati a colpi di pugni e calci, finendo poi in ospedale il Boiocchi per arresto cardiaco. «Nessuna faida, solo uno scontro personale», avevano poi dichiarato i due facendosi fotografare abbracciati in ospedale. Ma nel mondo oscuro delle tifoseria ultras e dei rapporti con il mondo della droga e della malavita, tutto è possibile: anche un epilogo come quello di stasera, dove Boiocchi è stato colpito in un agguato mortale in via Fratelli Zanzottera.