Un anno prima degli eventi olimpici, un'analisi di possibili sfide e aspettative per Milano-Cortina 2026. L'articolo esplora la cerimonia inaugurale, i costi lievitati, i tempi di preparazione e le prestazioni degli atleti italiani, offrendo un panorama completo della situazione attuale.
Sono curioso, molto curioso per la nostra terza Olimpiade invernale, la quarta in totale considerando Roma 1960. Curioso a cominciare dalla cerimonia inaugurale… si inizia sempre così: Olympic Cerimony. Normalmente si aprono i Giochi e si placano le polemiche, forse . Si placheranno? Io dico di no, da sempre cavalcate, qualunque sia la fazione, dalla chiunque a torto o ragione, l’importante è sparare a zero. Costi , opportunità, benefici, ambiente, doping, conflitti, questi i macro temi.
Poi si entra nei dettagli e nelle discipline e non se ne esce più. Per tagliare dritto dico solo che i Giochi servono: allo Stato, alle città implicate e non solo agli atleti e allo sport. Insomma, pensiamo a goderceli e via. Torniamo alla mia prima curiosità. A un anno dai Giochi, come sarà la cerimonia inaugurale? Ho due strani pensieri. Il primo riguarda lo stadio di San Siro, che rimarrà lì almeno per l’Olimpiade, poi chissà. Perché l'impianto è di forma quadrata e non ha la pista per far girare le squadre, come conviene alla tradizione. Toglieranno la prima fila e metteranno una specie di pista stile indoor di atletica leggera? O il genio di Balich si inventerà qualcos’altro, come fatto a Parigi esternamente allo stadio? Certo, Milano ha i navigli e non la Senna, ma non è da escludere una situazione di viaggio all’interno della città così, come sarà anche da considerare la zona, con l’ippodromo attaccato allo stadio. Rimaniamo a Milano, dove la situazione è abbastanza tranquilla per il resto degli impianti, anche se il Forum di Assago deve ancora essere ristrutturato ma non si vede ombra di impalcature. Strano, considerati i troppi eventi che si terranno suo interno. I conti con il tempo li hanno invece fatti per velocizzare i preparativi per il Palaitalia, una vera e propria volata per il grande nuovo palazzo dello sport che ospiterà l'Hockey maschile nel quartiere di Santa Giulia, per poi diventare l'alternativa al Forum di Assago una volta finiti i Giochi. Alla fiera di Rho le altre strutture, smontabili, mentre è già finito il villaggio olimpico, forse unico ad aver rispettato le tempistiche richieste. Tutto in ritardo? Ma si può recuperare. Quello che non si recupera sono i costi, tutti lievitati, non solo a Milano ma in tutte le sedi olimpiche. Per certi versi tutto giusti se si pensa a parcheggi e ampliamenti di zone di accesso, quello che non si era valutato era magari la totale ristrutturazione impiantistica per i trampolini o la costruzione della pista di bob a Cortina. Per non entrare nei dettagli di ogni località, andiamo a definire solo l'ipotetico totale: la cifra, al momento, rasenta i 6 miliardi di euro, mentre il preventivo iniziale si aggirava sotto i 2. Di sicuro si parlerà di tutte le opere di migliorie che non riguardano la base sportiva ma ci sta anche questo: i Giochi Olimpici mai hanno rispettato un budget e i benefici si vedranno in seguito. Questa è una certezza. Se si rimane su queste cifre, in considerazione dei precedenti Giochi o grandi eventi, siamo nei termini. Si poteva risparmiare qualcosa? Certo che sì. Sarebbe bastato attenersi al programma iniziale, per tempi e preventivi, ma son cambiati governi, amministratori locali, maestranze, AD, Ceo e cambierà, a giugno, addirittura un 'super' Presidente, quello del CONI, Giovanni Malagò. Nessuna deroga al mandato, via a pochi mesi dai Giochi, dove resterà come capo della fondazione Milano-Cortina. In tutto questo non è cambiata la consueta lentezza della burocrazia nel far partire la vera macchina organizzativa. E' sempre così, è sempre stato così. Come per Torino 2006 o per l'Expo 2015, tanto per citare grandi manifestazioni poi riuscite. E' come cantare il ritornello di quel cartone animato che illustrava il corpo umano e che faceva: “Siamo fatti così”. Un peccato, previsto e certificato, che verrà dimenticato quando si apriranno i cancelletti, quando partirà un inno o quando ci si darà la spinta per un via al cancelletto. Insomma, quando lo sport si prenderà la scena. Costi, impianti, strade, trasferimenti, piste, tracciati, stadi, tifo, bandiere, simboli e medaglie, tutto fa spettacolo, tutto fa l'Olimpiade. Lato sportivo. I Giochi in casa chiamano buon medagliere. A Torino portammo a casa 5 ori, per un totale di 11 risultati da podio, ma la vera favola olimpica fu l'Olimpiade di Lillehammer, forse l'ultima edizione a dimensione umana: 7 ori, 5 argenti e 8 bronzi per 20 medaglie in totale. A un anno dall'inizio come stiamo messi? Partendo dallo sci alpino, diamo il massimo dei voti a quello femminile con il duo Goggia-Brignone, mentre al maschile siamo messi non benissimo ma a Bormio Casse-Paris ce la potrebbero fare. Sci nordico senza possibilità, dal fondo, al salto, alla combinata. Spiace dirlo. Le speranze sono su di un atleta: Federico Pellegrino, l'Italia dei piccoli sci si regge su di lui. 'Drammaticamente' il nostro patrimonio tecnico si è disperso negli anni, o per stare in tema sciolto come neve al sol
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