L'articolo esplora la rinascita turistica, culturale ed economica di Napoli negli ultimi anni, e come questa sia stata riflessa nella crescita di produzioni cinematografiche e televisive ambientate nella città. Si analizza come la rappresentazione di Napoli sullo schermo sia cambiata, passando da uno stereotipo legato alla criminalità organizzata a una prospettiva più variegata che valorizza la tradizione, la modernità, la bellezza e la complessità della città.
Da qualche tempo il capoluogo campano sta vivendo una rinascita turistica, culturale ed economica, che non poteva che riversarsi anche sullo schermo. Dall'Amica Geniale a Mare fuori, dai Uonderbois della Disney alla Generazione 56K di Netflix, Napoli si è trasformata in una meta cinematografica e televisiva ambita. In principio fu Sorrentino. Alfa e omega. Cantore di Napoli e della napoletanità di ieri e di oggi.
Conturbante e perturbante, contraddittoria ed eccessiva, alta e bassa, tradizionale e divisiva. Napoli, audiovisivamente parlando, è diventata negli ultimi anni una meta prediletta per registi e produzioni che qui hanno ambientato molte serie che abitano il palinsesto di oggi e di domani. A questa rinascita contribuisce attivamente anche il cambiamento di paradigma della narrazione di un luogo. Usciti definitivamente, si spera, da un certo stereotipo drammaturgico (criminalità organizzata), si indossano abiti diversi e si mostrano facce nuove, in qualche caso inedite, della città. Napoli diventa culla di una sensibilità locale che cerca di assumere tratti universali. Porta il proprio folklore e il proprio sentire all’estero, i suoi paesaggi da cartolina vengono utilizzati per solleticare un immaginario internazionale che ha fatto della costiera amalfitana una delle mete più ambite. Per non parlare della tradizione culinaria che vede l'exploit fin troppo arrembante di una città diventata nuova meta di gastro-turisti globalizzati. E che esporta i propri imprenditori-instagrammer anche fuori dal Golfo: vedi Donato, il paninaro di 'Con mollica o senza', o i 'Fiocchi di Neve' della pasticceria Poppella, diventati un fenomeno di costume. E poi c'è la Napoli dello scudetto del 2023, quella dei nuovi talenti musicali (da Geolier a Liberato), la città simbolo di un nuovo che avanza. È chiaro che questa esuberante rinascita si sarebbe presto trasferita anche sullo schermo, con un percorso di costruzione dell'immaginario al rovescio. Se spesso è stato il cinema o la tv a rilanciare o strutturare una narrazione in grado di incidere sulla realtà, nel caso di Napoli sembra essere accaduto l'opposto. È la città, strabordante, a farsi largo come palcoscenico e protagonista della nuova televisione (Rai e HBO) e l’intuizione narrativa vincente di (Rai, cinque stagioni), Napoli si mostra teatro di molte produzioni recenti (nell’annata tra il 2023 e il 2024 sono, globalmente, ben, contando anche le). Limitandosi solo al campo seriale e facendo qualche esempio, c’è la Napoli che recupera – rivisitandola – la propria tradizione di costume in (Disney +), quella più trafficona e legata all’ingegno dell’arrangiarsi di Generazione 56K (Netflix) o del recente (Netflix), quella che fa ricorso al poliziesco, sia esso un recupero rivisitato del passato come (Netflix, serie di prossima uscita tratta dai libri di De Giovanni). C’è il racconto dei paesaggi locali che diventano personaggi protagonisti come in (Amazon Prime, prossimamente nel 2025). C’è ancora una Napoli che rielabora il proprio passato audiovisivo e lo espande – come per (Sky) – cercando di riprendere un cult, aggiungendovi qualche nuovo ingrediente. Arriverà anche una nuova Ferrante. La Golino del’industria americana ha avuto negli ultimi anni un occhio di riguardo per Napoli e le bellezze della Costiera. Esotica quanto basta per gli statunitensi, racchiude la possibilità – magari un po’ stereotipizzata – di raccontare un luogo e insieme uno stile di vita. Forse, il tratto che tiene insieme tutto e che diventa il cuore dell’attrattiva partenopea è che, in un panorama italiano abbastanza asfittico, dove c’è qualcosa che ribolle, insomma, una contraddizione intrinseca (un “conflitto”, cuore della drammaturgia), una scintilla interessante, mutevole e inafferrabil
Napoli Rinascita Televisione Cinema Cultura Turismo Tradizione
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