Il libro 'Eroine della Libertà' di Elisabetta Fiorito racconta le storie di nove donne ebree che hanno segnato la storia italiana con coraggio e tenacia. Dal ghetto ai giorni nostri, queste donne hanno affrontato persecuzioni, tragedie e pregiudizi, diventando testimoni di libertà e coraggio.
Nove donne ebree, dall'epoca del ghetto ai giorni nostri, sono le protagoniste di “ Eroine della libertà ”, un libro di Elisabetta Fiorito, giornalista parlamentare di Radio 24. Nel libro, edito dal Sole 24 Ore, personaggi reali si intrecciano con la storia d'Italia in un mosaico di vicende accomunate dalla tenacia che ha consentito a queste donne di salvare vite, affrontare persecuzioni, tragedie e pregiudizi.
Donne testimoni di coraggio e di libertà, come le definisce l'autrice Elisabetta Fiorito. \«Il testo nasce da alcuni monologhi che ho scritto per Ebraica, il Festival internazionale di cultura. Alcuni poi pian piano sono andati anche a teatro, altri sono stati recitati da varie attrici, Rosaria De Cicco, Pamela Villoresi e Paola Minaccioni, che hanno portato in scena via via queste eroine. Nove personaggi che io ho deciso di tracciare cercando di fare una storia moderna dell'ebraismo al femminile». Il libro inizia dall'epoca del ghetto. «Si parte dall'unico personaggio immaginario, Myriam, che è stato un monologo recitato da Rosaria Di Cicco. Miriam, è una ricamatrice del ghetto, una rammendatrice, si diceva rinacciatrice, perché cercavano di riparare qualsiasi strappo, rendere invisibile qualsiasi falla dei vestiti. Myriam si trova ad assistere a un avvenimento storico che è il rogo di Giordano Bruno nella triste alba del 17 febbraio 1600. Lei dal ghetto dove gli ebrei sono rinchiusi da più di 50 anni attraversa via Arenula - che non era ancora via Arenula perché ancora non esisteva - attraversa i vicoli per arrivare a Campo de’ Fiori, dove assiste al rogo di questo famoso filosofo che aveva detto tante eresie». Poi c'è l'età dell'emancipazione. «Le figure di spicco sono sicuramente Amelia Pincherle Rosselli, che è la madre dei fratelli Rosselli. Nessuno sa che Rosselli è stata la prima drammaturga italiana. Esplode come drammaturga: manda questo manoscritto che si chiamava “Anima” e vince il concorso nazionale di drammaturgia. Poi diventa anche la madre dei tre fratelli Rosselli, che perde tutte e tre. Aldo, il primogenito, muore durante la prima guerra mondiale dove parte volontario. Invece Carlo e Nello, come sappiamo vengono uccisi da fascisti nel 1938. Lei come donna porta avanti tutta la famiglia. Prima vanno in Svizzera, poi vanno a New York. Insomma una donna che malgrado avesse perso i suoi figli, non si scoraggia, ma continua a combattere fino alla fine». Nel libro ampio spazio anche alla storia di Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina che decise di studiare medicina proprio perché alla domestica Giovanna era stato diagnosticato un tumore allo stomaco. Nel libro c'è la sua vita straordinaria e le sue scoperte. «Mi ha fatto molto piacere scrivere la vita di Rita Levi Montalcini e ho trovato, attraverso “L’elogio dell’imperfezione” nei suoi scritti, questa magnifica ironia di questa grande donna. Un’ironia sottile come veramente una grande mente riesce ad avere, si mette nel laboratorio, seziona questi embrioni e alla fine fa questa scoperta straordinaria che è quello che le cellule nervose non sono statiche ma si evolvono e praticamente riescono anche a evitare quello che poi sono essere gli ostacoli nel loro cammino. E da lì la scoperta della medicina che le valse il Nobel». Poi la nascita dello Stato di Israele. Nel libro infatti c'è anche Golda Meir, quarta premier d’Israele e prima donna a guidare il governo del suo Paese. «Sicuramente Golda è una donna che è uno spartiacque nell’umanità. La prima Primo ministro donna che arriva al potere senza essere imparentata con chi la precede, come per Indira Gandhi che arriva al potere perché figlia di Nehru Gandhi. Parlo del rapporto tra Golda e l'Italia, la famosa intervista con la storia, la grande amicizia che nasce con Oriana Fallaci. Amo immaginare una stanzetta piena di fumo. Parlo dei contrasti con Aldo Moro e del suo incontro storico con Paolo VI». E arriviamo ai giorni nostri con una storia come quella di Magda che è una donna comune. «Il libro si apre con Myriam, una donna comune e si chiude con Magda, una donna comune realmente vissuta. Ho voluto omaggiare mia suocera, una donna semplice che era nata a Zuara, ha vissuto a Djerba, si era sposata a Tripoli. Una donna che subisce nel 1967 quello che subiscono un milione di ebrei dei paesi arabi che devono lasciare tutto in pochissimo tempo. Perché al seguito della Guerra dei sei giorni i paesi arabi cacciano via tutti gli ebrei. Magda arriva a Roma con quattro figli piccoli, ma è una donna particolare. Una donna che con piccoli gesti quotidiani salva un bambino in Africa, dove mio suocero era andato a lavorare oppure fa partire un bambino dalla Libia, nascondendolo sotto la sua pelliccia. L’ho fatto per far capire che ci sono le eroine silenziose che magari non passeranno alla storia, ma che invece fanno gesti eroici»
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