La resistenza dal basso contro la neolingua del regime di Putin L’artista pietroburghese Saša Skočilenko ha sostituito i segnaprezzi del supermercato con scritte contro la guerra. Ora è in custodia cautelare | di martina_napo su europea_lk
Che quella attuale in Russia non si possa chiamare “guerra” ormai è risaputo. Meno noto è forse che processi simili di rinominazione , risemantizzazione , de-nominalizzazione , simbolizzazione metonimica sono ben collaudati nella realtà russa e hanno una lunghissima storia.
Modificare il linguaggio aiuta anche a cancellare velocemente il portato delle parole che ne sono vittima. È così che per estirpare del tutto la scomoda realtà artistico-teatrale moscovita del Gogol’-centr, guidato fino allo scorso anno dallo scomodissimo regista Kirill Serebrennikov, non è servito chiuderlo ufficialmente, ma riformarlo con una nuova direzione e un nuovo nome, quello di Teatro Gogol’.
Così luoghi deputati ad altro vengono accortamente riappropriati e creativamente riutilizzati: lo ha fatto l’artista pietroburghese Saša Skočilenko che ha sostituito i segnaprezzi del supermercato con scritte contro la guerra. Un’altra forma di protesta — in realtà in circolazione almeno dal lancio, nel dicembre del 2015, del taglio da 100 rubli rinominato “crimeano ” per ciò che raffigura — è quella delle scritte sulle banconote.