La versione 5.0 della Carta Batimetrica Internazionale dell'Oceano Artico (Ibcao) amplia la copertura mappata e la risoluzione, ma la cartografia completa dell'Artico rimane una sfida a causa delle condizioni ambientali e della presenza della banchisa.
La cartografia dei fondali dell' Oceano Artico continua, un processo fondamentale non solo per la ricerca scientifica , ma anche per il monitoraggio ambientale e climatico, la navigazione, l'esplorazione e le attività di costruzione sottomarina. È stata appena pubblicata la versione 5.0 della Carta Batimetrica Internazionale dell' Oceano Artico (Ibcao), che ha ampliato l'area mappata di circa 1,4 milioni di chilometri quadrati, raggiungendo il 25% del totale.
La nuova versione, alla quale ha collaborato anche l'Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, si distingue per la sua straordinaria risoluzione, quattro volte maggiore della precedente. Tuttavia, restano molte sfide aperte: l'Oceano Artico è in costante mutamento, legato soprattutto alla perdita dei ghiacci, alla trasformazione degli ecosistemi e agli interventi antropici. Per ottenere la nuova versione di Ibcao si è cercato di superare le difficoltà legate alle condizioni meteorologiche e marine difficili, e soprattutto alla presenza della banchisa, che limita le possibilità di raccogliere dati con le tradizionali tecniche radar. Si sono utilizzati non solo navi rompighiaccio e sottomarini, ma anche stazioni mobili di ricerca poste direttamente sul pack artico galleggiante. Rimane però ancora un ampio margine di miglioramento, visto che significative porzioni dell'Artico, in particolare a nord della Groenlandia e nell'Arcipelago artico canadese, sono ancora prive di mappatura. Per ottenere una copertura completa, gli esperti stanno valutando nuovi approcci, come l'utilizzo di sottomarini autonomi equipaggiati con sonar e capaci di navigare al di sotto del ghiaccio marino
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