Nel centenario della nascita di Paul Newman, un leggendario attore, l'articolo esplora la sua carriera di successo, la sua passione per le auto da corsa, il suo impegno politico e la sua dedizione alla filantropia. Newman, noto per i suoi occhi azzurri e il carisma magnetico, ha sfidato il suo status di 'attore più bello' impegnandosi in cause sociali e promuovendo una vita semplice.
Erano quelli di Paul Newman , che nacque cent'anni fa e nonostante quella faccia provò a farsi molto i fatti suoi scherzando di immaginarsi che sulla sua tomba ci sarebbe stato scritto «morto da fallito perché i suoi occhi sono diventati marroni». Alludeva al fatto che la sua celebrità era indissolubilmente legata al suo bell’aspetto e in particolare ai suoi occhi azzurro intenso, spesso definiti i più belli di Hollywood.
Ma Paul Newman, che nacque il 26 gennaio del 1925, cent’anni fa, mostrava un certo fastidio al riguardo. Per quanto fin dai primi anni Sessanta fosse uno degli attori più famosi e celebrati del cinema mondiale: rifiutava di fare autografi e preferiva stare nella sua casa di campagna nel Connecticut; «era annoiato dalla moda e imbarazzato dalle donne che flirtavano senza pudore con lui o gli chiedevano di togliersi gli occhiali da sole per vedere i suoi occhi», dice Maureen Dowd, la giornalista che lo aveva intervistato nel 1986. Essere attore per Newman era importante, ma lo furono almeno altrettanto la sua passione per le auto da corsa, l’attivismo politico e le sue attività filantropiche. Con tutto questo «troppo in alto non solo per gli attori, ma per tutti noi», disse George Clooney al momento della sua morte, nel 2008. È difficile dire per quali film Paul Newman sia entrato nell’immaginario collettivo come uno degli attori che hanno fatto la storia del cinema. Fu candidato agli Oscar come migliore attore dieci volte per film come Al cinema interpretò ruoli via via più complessi, senza per questo perdere il suo carisma. Fuori invece gli piacevano Bach, la birra Budweiser e fare scherzi, racconta sempre Dowd. Per la giornalista di Paul Leonard Newman nacque in un quartiere agiato poco fuori Cleveland, in Ohio, dove i suoi genitori gestivano un negozio di articoli sportivi. A 18 anni si arruolò in Marina puntando a diventare pilota di aerei, ma fu esonerato perché daltonico: durante la Seconda guerra mondiale finì così a lavorare come operatore radio, e una volta congedato cominciò a studiare recitazione, prima a Yale e poi a New York, dove frequentò il prestigioso Actors Studio sotto la guida di Lee Strasberg. Un drama a tema biblico non proprio ben riuscito. Anni dopo, quando fu trasmesso in tv, l’attore comprò alcune pagine pubblicitarie su diversi giornali, dove lo definì «un attore mediocre», si scusò per la sua interpretazione e chiese alla gente di non vederlo. Ci volle comunque poco perché il pubblico si accorgesse di lui: nel 1956 fu il pugile protagonista di , un ruolo per cui era stato scelto James Dean, morto prima di cominciare le riprese; due anni dopo invece recitò assieme a Elizabeth Taylor in .Nel frattempo in una produzione a Broadway aveva conosciuto l’attrice Joanne Woodward, che sempre nel 1958 sposò subito dopo aver lasciato la prima moglie, Jacqueline Witte. Newman e Woodward recitarono insieme in diversi film, tra cui, del 1969: fu da lì che nacque la sua passione per le auto da corsa, a cui si dedicò anche professionalmente e con un certo successo. Negli stessi anni Newman debuttò anche alla regia, collaborando in più occasioni con Woodward, lui come regista e lei come attrice. Con, che lo rese l’attore più famoso degli Stati Uniti. Ma era anche il periodo del suo attivismo politico. Newman infatti fu uno dei primi attori a interessarsi attivamente di diritti civili e dei movimenti contrari alla guerra in Vietnam nonché a esporsi pubblicamente in favore dei Democratici: sostenne la candidatura alle elezioni presidenziali del senatore Eugene McCarthy, inimicandosi così il presidente Repubblicano Richard Nixon, «uno dei risultati di cui andava più orgoglioso», disse. Al di là dell’attivismo, Newman promosse numerose attività filantropiche. In seguito alla morte del figlio Scott, avvenuta per overdose da alcol e farmaci, nel 1978 fondò un’organizzazione benefica per prevenire l’uso di droghe e aiutare chi era in difficoltà. Istituì poi una commissione per incoraggiare la filantropia tra gli imprenditori e il programma Hole in the Wall, una serie di campi estivi per permettere ad adolescenti con gravi problemi di salute di andare in vacanza. Aprì anche un’azienda di sughi e condimenti ispirati a quelli che faceva a casa per invitare le persone a sprecare di meno: grazie agli incassi della Newman’s Own. Continuò comunque ad avere la passione delle macchine da corsa, tanto da essere uno dei principali doppiatori del film di animazionecon Ed Harris, Robin Wright, Philip Seymour Hoffman e l’immancabile Woodward, tra gli altri. , le sue figlie lo ricordarono come «un raro simbolo di generosa umiltà». Dissero che tra i «ruoli indimenticabili» che aveva interpretato quelli di cui andava più fiero non erano quelli in bella vista nei cartelloni al cinem
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