Il tavolo avviato per la riforma da governo e sindacati è ormai fermo da settimane e la situazione geopolitica internazionale impone altre urgenze. Ma qualcosa continua a muoversi e le ipotesi sulle pensioni dal 1º gennaio 2023 ci sono
La riforma delle pensioni è in stand-by. Inevitabilmente il tema del superamento della legge Fornero è stato congelato. Il tavolo avviato nei mesi scorsi da governo e sindacati è ormai fermo da settimane e la situazione geopolitica internazionale impone altre urgenze. Ma qualcosa continua a muoversi e le ipotesi sulle pensioni che verranno possono essere avanzate.
Si poitrà lasciare senza difficoltà il lavoro ben prima dei 67 anni : è una certezza. Ma se il punto fermo dei sindacati è sempre lo stesso dal 1º gennaio 2023, ovvero pensioni già a partire dai 62 anni per tutti o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica , il governo dal canto suo va in contropiede e sembra intenzionato a mettere sul tavolo una nuova proposta forte, che le parti sociali vaglieranno con molta attenzione.
Ad esempio, l'Europa non si opporrebbe in alcun modo a scenari simili, perché in Italia così si estende il contributivo a tutti, di fatto. Dai dati in mano agli economisti emerge chiaramente come il 90% delle persone in uscita dal lavoro andranno in pensione con il calcolo misto e che la parte retributiva peserà solo per il 30% sull’assegno. Un mini-taglio della parte retributiva non sarebbe così traumatico. Dipende tutto però da come si farebbe il ricalcolo.