Perché è pedagogicamente sbagliato i casi dei No Vax che muoiono di Covid
I giornali sbagliano quando riportano con enfasi, e anche una malcelata malizia peraltro del tutto inappropriata, il caso eclatante del no vax che muore di covid in terapia intensiva, di quell’altro che non si vuol fare intubare, o di quell’altro ancora che annaspa dentro un casco che gli insuffla ossigeno e maledice il momento in cui non si è vaccinato, esortando i suoi seguaci, tardivamente, a farlo.
Sbagliano, e non solo perché alimentano, sia pur nelle forme ovattate dell’ipocrisia, un certo gusto vendicativo di lettori che hanno assunto le pose della guerra civile, con l’idiozia del “ben gli sta”, o del “e li curano anche con i nostri soldi” eccetera. Ma sbagliano soprattutto perché queste notizie sono divulgate in modo vistoso sulla base di un presupposto pedagogicamente sbagliato. Come se mostrare la morte di uno di loro, potesse convincere i no vax a ripensarci.
Inoltre l’enfatizzazione di un caso singolo è il racconto speculare di quello che i nemici dei vaccini fanno contro i vaccinati. “Una ragazza è morta per le reazioni avverse al vaccino”: vero, perché una ragazza è morta; falso perché un ragazza è morta a fronte di miliardi di ragazzi vaccinati che hanno allontanato il rischio del contagio.
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