Il salone Pitti Uomo, il più importante al mondo per la moda maschile, si è aperto a Firenze. Tra le sfide e le opportunità del mercato attuale, gli operatori si concentrano sulle collezioni autunno-inverno 2025-2026, cercando di interpretare le nuove tendenze e di offrire soluzioni innovative per il mix merceologico tra fashion e lifestyle.
Al Fortezza da Basso di Firenze si è aperto il Pitti Uomo , il salone internazionale di riferimento per la moda maschile . I 770 marchi di abbigliamento, scarpe e accessori presenti, il 45% stranieri, si sono riuniti per presentare le collezioni per l'autunno-inverno 2025-2026, la stagione che promette di sanare le ferite del mercato.
Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine, evidenzia come la sfida per il comparto sia quella di interpretare la complessa fase che la moda sta attraversando, trovando soluzioni innovative e audaci per il mix merceologico tra fashion e lifestyle. Il mercato italiano della moda maschile nel 2024 ha mostrato una performance migliore del previsto, superando le aspettative sia rispetto al mercato femminile che a quello junior. Tuttavia, il fatturato dell'industria italiana della moda maschile è sceso del 3,6%, attestandosi a 11,4 miliardi di euro, dopo tre anni di crescita post-pandemia. Il calo è dovuto ad una serie di fattori: l'aumento dei prezzi, il rallentamento delle economie chiave come Germania e Cina, e le guerre in corso. I produttori di moda maschile hanno perso circa 400 milioni di euro rispetto all'anno precedente. Le prime stime elaborare da Confindustria Moda per Pitti Immagine indicano un fatturato dell'industria italiana della moda maschile in calo del 3,6%, sceso da 11,8 a 11,4 miliardi di euro dopo tre anni di crescita seguiti al Covid. La sofferenza attuale è da collegarsi all’aumento dei prezzi, al rallentamento di economie-chiave come Germania e Cina, alle guerre in corso. I produttori di moda maschile, in pratica, hanno lasciato sul terreno circa 400 milioni di euro. Chi ha comprato meno made in Italy rispetto all’anno precedente? I consumatori italiani. Forse anche per un aumento eccessivo dei prezzi finali (si veda anche l’intervista a pagina 27 a Brunello Cucinelli, presente da oggi a Pitti Uomo e che sarà poi a Milano per i giorni della moda maschile del capoluogo lombardo, fatti di sfilate e presentazioni in showroom). L’export, pilastro fondamentale per il comparto uomo, infatti, ha tenuto: le vendite all’estero nel 2024 sono rimaste praticamente stabili (+0,6%), sopra 8,8 miliardi di euro, conquistando un peso vicino al 78 per cento. Al primo posto per acquisti si è piazzata la Francia (+7,5% nei primi nove mesi 2024 a 906 milioni; i dati dell’intero anno non sono ancora disponibili), seguita dalla Germania (-2,9%) e dagli Stati Uniti (+0,6%). In quarta posizione c’è la Cina che ha fatto segnare +30% negli acquisti di moda uomo made in Italy (arrivando a 563 milioni di euro). L’altra buona notizia è che il saldo commerciale ha raggiunto un livello record, grazie al tonfo segnato dall’import (-6,6% a 5,26 miliardi): il risultato è che, in un anno costellato da difficoltà e cassa integrazione, la bilancia commerciale segna +3,6 miliardi di euro (contro quasi 3,2 miliardi del 2023 e 2,4 miliardi nel 2019 prima del Covid). L’ultima sorpresa che emerge dal report sulla moda uomo è relativa ai consumi finali delle famiglie italiane, che nel 2024 hanno rallentato anche se la ripresa nei mesi estivi e nell’avvio d’autunno sembra aver “salvato” l’anno (+0,6% la stima in valore): la deduzione è che, visto il calo di acquisti di made in Italy che abbiamo segnalato, la tenuta dei consumi è da far risalire a capi d’importazione. Cosa accadrà nel 2025 dovrà essere proprio il Pitti Uomo a delinearlo. Durante l'inaugurazione del salone sarà presente il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che ha già annunciato la convocazione del tavolo nazionale sul settore moda per venerdì 24 gennaio, con associazioni di categoria e sindacati, per parlare delle misure di sostegno e degli incentivi alle imprese. La cassa integrazione straordinaria in deroga, decisa dal Governo per i lavoratori delle aziende del settore moda fino a 15 dipendenti, è stata estesa fino al 31 gennaio (la copertura è di massimo dodici settimane), ma gli operatori ora chiedono una ulteriore estensione che richiederebbe nuove risorse. Per aiutare le aziende della moda che hanno in ballo progetti e investimenti, invece, Unicredit (che è sponsor dei saloni Pitti) annuncia di aver stanziato 1 miliardo di euro; la banca si dice anche «aperta a valutare misure di flessibilità a favore delle aziende della filiera»
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