Così i Paesi Bassi indicano la via della decarbonizzazione Il governo di Rutte ha alzato l’asticella del suo piano per l’indipendenza dalle fonti fossili: dal 2026 scatta l’obbligo di installare le pompedicalore | di FabriFasanella su greenkiesta_lk
Nonostante una bassa dipendenza dal gas russo , i Paesi Bassi sono storicamente uno degli Stati europei che utilizza di più i combustibili fossili per uso domestico. Nel 2018, per esempio, il gas fossile ha ricoperto il 71% della domanda energetica per il riscaldamento residenziale. Da quell’anno, però, è avvenuto un notevole cambio di marcia.
Non dimentichiamo, inoltre, che stiamo parlando di uno degli Stati più avanzati del mondo in termini di “cultura ciclabile” e meno motorizzati d’Europa, nonostante il numero di auto ogni 1.000 abitanti sia aumentato del 7% nell’ultimo quinquennio.Ma torniamo alle pompe di calore, spesso definite come la chiave per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica provenienti dalle case e dagli uffici. «L’urgenza della sostenibilità è grande, dobbiamo aumentare il ritmo.
I vantaggi delle pompe di calore sono molteplici, sia ambientali sia economici. Ma anche a livello di performance. Non producono emissioni , sono indipendenti dal gas e – soprattutto se abbinate a un impianto fotovoltaico – pesano pochissimo sulle bollette. Nella lettera scritta dai 13 gruppi energetici europei, si legge inoltre che le pompe di calore elettriche sono tre volte più efficienti delle caldaie a gas.