Un'esplorazione delle diverse opzioni per la gestione del ciclo mestruale, con un focus sulle scelte più eco-compatibili.
Nell'antico Egitto si usava il papiro ammorbidito, a Roma e in Grecia si utilizzavano lana o stoffa, in Giappone si adoperava la carta. Nei piccoli villaggi venivano fabbricati rudimentali tamponi di garza avvolta intorno a legno, spugne o muschio, mentre nelle campagne si privilegiavano le pelli di pecora, da far bollire dopo l’uso. Oggi, in fatto di prodotti per il ciclo mestruale , c’è l’imbarazzo della scelta.
Sarebbe, però, importante selezionarli tenendo conto anche della loro sostenibilità. Ecco allora una mini-guida alle varie soluzioni, con un occhio per quelle più green. Le coppette mestruali Non c’è dubbio che l’opzione migliore dal punto di vista ambientale siano le coppette mestruali, piccoli strumenti a forma di campana, di solito in silicone, che, una volta inseriti in vagina, raccolgono il sangue senza assorbirlo. A spiegarne i vantaggi è Pippa Notten, ingegnere chimico, consulente per la sostenibilità delle Nazioni Unite: “Questi dispositivi costano pochi dollari e non necessitano di essere svuotati di frequente (bastano due volte al giorno). È, inoltre, sufficiente usarli per due cicli per ammortizzare l’energia e le risorse impiegate per produrli, ma, se trattati correttamente, durano fino a dieci anni. Infine, non richiedono agenti sbiancanti né additivi chimici nella produzione e non si accumulano nelle discariche”.Assorbenti riutilizzabili In alcune condizioni, come il vaginismo o un flusso molto abbondante, le coppette possono, però, non essere adatte. Un’alternativa sono gli assorbenti riutilizzabili, porzioni di tessuto da fissare alla biancheria intima e da cambiare più volte al giorno. Attenzione, però, al lavaggio. Lavare il prodotto in modo scorretto, usando acqua calda, può, infatti, azzerare i benefici per l’ambiente. Affinché ciò non accada, gli esperti suggeriscono di risciacquare l’assorbente in acqua fredda subito dopo l’uso e di lavarlo poi a freddo. Così il risparmio di energia è garantito. Biancheria intima mestruale La maggior parte delle analisi indica che questo tipo di biancheria ha un profilo di sostenibilità molto simile a quello degli assorbenti riutilizzabili. Il problema è che, per ottenere tempi di assorbenza più prolungati, fino a 12 ore, molti produttori di mutandine utilizzano tessuti sintetici super assorbenti, spesso poliestere e nylon, materiali a base di plastica ricavati dal petrolio. Nel 2020 alcuni test trovarono nella biancheria per il ciclo del marchio Thinx, commercializzata come “biologica' e 'naturale', tracce di Pfas (Perfluorinated alkylated substances, sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate), che hanno effetti negativi sulla salute. Una faccenda che si è conclusa alla fine del 2022 con un accordo tra l’azienda e i consumatori, riuniti in una class action. A oggi gli scienziati non hanno ancora stabilito se i Pfas possano essere effettivamente assorbiti attraverso le mucose che rivestono la vagina e in quale misura, ma certo è che questi inquinanti non dovrebbero essere presenti. I prodotti monouso e la “spesa sfusa” Inventati alla fine dell’Ottocento dall’azienda Johnson&Johnson, i prodotti usa-e-getta sono senza dubbio molto comodi da utilizzare. Purtroppo non sono, però, altrettanto vantaggiosi dal punto di vista della sostenibilità. Anzitutto perché, non essendo riutilizzabili, sono destinati a finire in discarica. Poi perché la loro produzione risulta estremamente inquinante. Susan Powers, docente di ingegneria ambientale alla Clarkson University di Potsdam, a New York, ha confrontato assorbenti e tamponi monouso per cercare di individuare quale categoria fosse più sostenibile. “Considerando una serie di fattori, tra cui l'impiego di acqua, il consumo di suolo, l'inquinamento chimico, il contributo al cambiamento climatico, i tamponi ottengono punteggi migliori in alcune categorie, mentre gli assorbenti sono in vantaggio in altre”, afferma Powers. L’unico modo per mitigare l'impatto ambientale di un tampone monouso è optare per la versione sfusa, cioè senza applicatore, alla quale aggiungere poi un applicatore riutilizzabile
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