Andiamo verso il secondo anno di covid e non c’è tregua, fra vaccini e varianti. Peggio dell’incertezza, però, è il disfattismo tipico dell’“ignoranza”
avvicinandosi la fine dell’anno, sentirete sulla pelle l’incertezza dei tempi… . Nel senso etimologico più stretto, ignoranza significa “non conoscere”, ma può intendersi anche come “non voler” neanche sapere, scavare nella notizia. Il “Sàpere Aude” kantiano e la comunicazione flash non vanno proprio d’accordo.
Temo la confusione come un male oscuro e non solo per deformazione professionale, abituata a quadrare i bilanci, ma perché nella confusione alimentata dall’ignoranza agiscono i dittatori. Certamente non è più il tempo di una dittatura con il carro armato: ora il rischio è la dittatura di una minoranza che non sa, non fa, eppure guida le sorti di un popolo. Quando tace la ragione, parla sempre l’idiozia che vi ruba il futuro, carissimi giovani, e vi tradisce.
Ecco perché comprendo sempre più il valore della scuola, il luogo in cui si apprende il valore del senso critico, fondato sulla conoscenza, sui pomeriggi passati sui libri. Sono anni che mi batto per una scuola più autonoma, più libera e di qualità non per un vezzo radical chic ma perché temo l’ignoranza galoppata dai disfattisti che ci tolgono la speranza. Che senso ha vivere e morire? Che senso ha curarsi? Tanto si muore comunque.
La scuola consente altresì di vivere esperienze di sacrificio che sono fondamentali per il nostro vissuto in quanto ci ricordano perché ha senso vivere e morire, ci ricordano i fondamentali della vita che ha un senso solo se è vissuta sbilanciandosi verso gli altri. Se così non fosse, si spalancherebbero le porte all’egoismo che, a sua volta, conduce alla disgregazione della società. Ma l’uomo nei confronti dei suoi simili è fratello, non è lupo.
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