Un'altra notte di attacchi incessanti a Rafah. Il racconto di Martina Marchiò, coordinatrice medica di Medici Senza Frontiere a Gaza
«Tragico errore», è così che il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu aveva definito le bombe cadute domenica sera sul campo sfollati, in una zona che era stata definita dall'esercito l'esercito di Israele “area umanitaria”. Era stato detto ai civili palestinesi di andare lì per trovare rifugio in caso di un attacco su Rafah. Abbiamo visto i corpi carbonizzati, le fiamme altre tra le tende, corpi di neonati senza testa per l'esplosione.
A Gaza manca tutto, l’acqua, il cibo, lo spazio, le cure. Il sistema sanitario è al collasso e la sproporzione tra i bisogni umani e la capacità di intervenire è immane. Si vive sotto attacco, nel totale annichilimento di ogni regola di condotta delle ostilità, mentre gli ostaggi sono ancora dolorosamente lontani dai loro cari». Viene chiesta al governo italiano un'iniziativa umanitaria concreta e ambiziosa che supporti cinque obiettivi: 1.
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