Il decreto Milleproroghe riapre la partita della rottamazione fiscale, consentendo ai contribuenti decaduti dalla quarta definizione agevolata di aderire entro il 30 aprile. Il tema è al centro di un acceso dibattito politico, con la Lega che chiede una maxi-rottamazione quinquennale e Fratelli d'Italia che esprime preoccupazioni sul costo della misura.
Si riapre la partita della rottamazione fiscale. Ieri pomeriggio i relatori al decreto Milleproroghe hanno presentato in commissione Affari costituzionali del Senato un emendamento che riapre i termini della quarta definizione agevolata.
Secondo la proposta, i contribuenti decaduti (quelli che, per «mancato, insufficiente o tardivo versamento», non hanno adempiuto al pagamento anche di una sola rata entro il 31 dicembre scorso) potranno essere riammessi presentando nuova richiesta di adesione entro il 30 aprile. Quanto alla tempistica dei pagamenti, è previsto che il pagamento delle somme, maggiorate di un 2% di interessi annuo a decorrere dal 1° novembre 2023, possa essere effettuato o in un’unica soluzione entro il 31 luglio, o in un massimo di 10 rate consecutive di pari importo con l'ultima tranche prevista entro il 30 novembre 2027. La misura, presentata dai relatori dopo un'intensa fase di negoziazione, è stata accolta con favore da Forza Italia, che aveva da tempo sollecitato la riapertura della rottamazione per gli anni 2020-2024. Il gruppo di Fratelli d'Italia, invece, ha espresso critiche verso la proposta, definendola ingente dal punto di vista economico. Le opposizioni, unite in un fronte comune, hanno chiesto il ritiro dell'emendamento sulla rottamazione, provocando un nuovo slittamento dei lavori in commissione. Resta, invece, lo stallo in maggioranza sulla rottamazione quinquies chiesta dalla Lega. Domani, di rientro dalla due giorni in Israele, Matteo Salvini ha convocato i maggiorenti del partito in un consiglio federale con all'ordine del giorno proprio la pace fiscale. La richiesta del Carroccio, inserita in una proposta di legge depositata alle Camere nei giorni scorsi, è sempre la stessa: maxi-rottamazione in 10 anni e 120 rate per tutte le cartelle fino al 31 dicembre 2023, con perdita del beneficio solo dopo otto rate non pagate. Una «misura di emergenza nazionale», ha ripetuto il numero uno di via Bellerio, che ha ribadito l'identità di vedute con il titolare dell'Economia, Giancarlo Giorgetti. Dal canto proprio, il Mef non si sbilancia e lima i calcoli: secondo le stime di via XX Settembre, il costo della rottamazione quinquies arriverebbe quest’anno a 5,2 miliardi. «Svariati miliardi» di cui il presidente della commissione Finanze della Camera, Marco Osnato (FdI), chiede al Mef «spiegazioni su come coprire i costi». Nelle stesse ore, il collega di partito e numero due del Tesoro, Maurizio Leo, ha aperto salomonicamente a una nuova rottamazione anche se, «prima di fare sintesi politica, bisognerà aspettare le osservazioni della Ragioneria dello Stato» perché stella polare dell’azione di governo resta la tenuta conti pubblici. Per FdI, come lascia intendere lo stesso Leo, la priorità è poi il taglio di 1-2 punti dell'aliquota mediana Irpef del 35% per venire incontro al ceto medio, «quella la fascia di contribuenti con un reddito tra i 28 e i 50-60mila euro che oggi è penalizzata».Nel frattempo le opposizioni sono salite sulle barricate chiedendo a una sola voce il ritiro dell’emendamento sulla rottamazione e provocando un nuovo slittamento dei lavori alle 12 di oggi. Il tempo, intanto stringe: obiettivo della maggioranza è mandare il testo in Aula non più tardi di venerdì: dopo il via libera di Palazzo Madama, atteso entro sabato, il testo verrebbe subito trasmesso alla Camera per l'ok definitivo entro il 25 febbraio, data ultima per la conversione in legge
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