Nella notte tra il 15 e il 16 ottobre il punto culminante della repressione iniziata subito dopo l’occupazione tedesca
Nella notte tra il 15 e il 16 ottobre 1943 il ghetto ebraico di Roma viene risvegliato dal rumore di colpi di arma da fuoco e detonazioni, che si fanno sempre più insistenti. «I coraggiosi si avvicinano alle finestre - scrive un anno dopo sulla rivista Mercurio Giacomo Debenedetti, uno dei maggiori critici letterari del Novecento -.
Ora per ora, il panico si diffonde nel ghetto: «dalla via del Portico di Ottavia giungono lamenti mischiati con grida - scrive ancora Debenedetti -. Prendono tutti, ma proprio tutti, peggio di quanto si potesse immaginare. Nel mezzo della via passano, in fila indiana un po’ sconnessa, le famiglie rastrellate: sui loro visi, più forte ancora che la sofferenza, è impressa la rassegnazione».
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