La Russia ha annunciato la conquista di Velyka Novosilka, vicino al fronte meridionale ucraino. La Brigata meccanizzata di Kiev si ritira strategicamente per evitare un accerchiamento. Zelensky sostituisce il comandante di Pokrovsk, città chiave a rischio di caduta nelle mani russe. Zelensky chiede l'inclusione di Kiev nei colloqui di pace con Trump, ma le trattative con gli Stati Uniti non sono ancora iniziate.
La Russia ha proclamato di aver conquistato la città di Velyka Novosilka nell'Ucraina orientale, un risultato significativo dopo tre anni di offensiva nella regione assediata di Donetsk. Velyka Novosilka si trova vicino alla linea del fronte meridionale ucraina, che è rimasta sostanzialmente immobile, ma ultimamente si sono intensificate le preoccupazioni per una nuova offensiva russa.
In risposta, la Brigata meccanizzata separata di Kiev, una forza di terra istituita nel 2022, ha confermato il ritiro strategico da alcune aree per evitare un possibile accerchiamento. Questa situazione ha causato preoccupazione al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il quale ha annunciato domenica di aver sostituito per la terza volta nell'anno il comandante della formazione militare responsabile della difesa della città chiave di Pokrovsk, che corre il rischio di cadere nelle mani delle forze russe. Zelensky, nel suo discorso video, ha annunciato la nomina del generale Mykhailo Drapatyi, nuovo comandante delle forze di terra, a capo del gruppo strategico-operativo di Khortytsia, la cui area di responsabilità comprende gran parte del fronte orientale dell'Ucraina. «Queste sono le aree di combattimento più difficili», ha spiegato Zelensky. La settimana scorsa le forze stationate in questa area hanno ammesso che a Pokrovsk «la situazione è complessa»: i russi sono a soli due chilometri dalla città, continuano a bombardarla e l'hanno praticamente isolata dal resto del mondo. Pokrovsk è considerata un importante snodo logistico nella provincia di Donetsk, parzialmente occupata dai russi, e uno dei principali epicentri del conflitto. Il capo dell'amministrazione militare della città, Serhii Dobryak, ha dichiarato all'emittente ucraina 24tv che «la situazione di sicurezza peggiora giorno dopo giorno» e che le infrastrutture fondamentali per la sopravvivenza della città «sono praticamente distrutte: non c'è una fornitura stabile di acqua, né di gas, né di riscaldamento», elencando i problemi. Sottolinea che dei 60.000 abitanti che vi risiedevano in origine ne sono rimasti soltanto 7.000, dopo le evacuazioni iniziate lo scorso settembre. Zelensky, intanto, ha chiesto che Kiev venga inclusa nei colloqui per porre fine alla guerra, che ritiene possano avere luogo sotto la presidenza statunitense di Donald Trump. Il leader ucraino ha affermato che i termini di un'eventuale intesa non sono ancora chiari e potrebbero non esserlo nemmeno per lo stesso Trump, perché Vladimir Putin non ha alcun interesse a deporre le armi. «Il piano di pace da 100 giorni che circola sui media non esiste nella realtà», ha rimarcato via Telegram Andriy Yermak, capo dell'ufficio presidenziale ucraino, commentando quanto riportato da alcuni siti web in merito all'esistenza di un presunto progetto di Donald Trump per l'Ucraina. «Questi sono solo tentativi di disinformazione spesso legittimati dai russi», ha detto il funzionario. La settimana scorsa il Wall Street Journal ha scritto che «il presidente Trump ha affidato al tenente generale in pensione Keith Kellogg il compito di porre fine alla guerra in Ucraina in 100 giorni», sottolineando che «quasi nessuno pensa che possa farcela» in questo lasso di tempo, «soprattutto i russi». Secondo quanto riportato da Rbc Ucrania, il presunto piano di pace per porre fine alla guerra entro il 9 maggio 2025 include tra i punti salienti trattative telefoniche tra Trump, le autorità ucraine e Vladimir Putin oltre a una tregua di Pasqua. La Russia fa sapere di essere pronta a contatti con gli Stati Uniti, ma da Washington non sono arrivate richieste. La precisazione è arrivata in queste ore in un briefing con Dmitry Peskov, portavoce del presidente Putin: «Finora non abbiamo ricevuto alcun segnale dagli americani», ha spiegato il portavoce del Cremlino. «Pertanto, stiamo lavorando, come si suol dire, secondo il nostro programma. La disponibilità rimane. La stessa disponibilità rimane da parte americana. A quanto pare, è necessario un certo tempo»
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