L'articolo analizza le strategie di Salvini in vista della sentenza Open Arms, evidenziando l'utilizzo di provocazioni e tensioni per posizionarsi come vittima di un sistema ostile. Sono evidenziati gli incontri con l'ultradestra europea e l'utilizzo di una retorica trumpiana per stimolare l'elettorato.
Domenica scorsa, i gazebo della Lega in tutta Italia. Che nel caso di condanna saranno riaperti, quantomeno a Roma e Milano, anche il prossimo week end.
Oggi l’incontro a Bruxelles con i “patrioti” dell’ultradestra: la foto – Victor Orban in primo piano – delle magliette con la scritta colpevole su sfondo nero, la citazione di Ezra Pound («Se un uomo non è disposto a correre un rischio per le sue idee, o non valgono niente le sue idee o non vale niente lui»), e il proposito di un incontro con Trump. E domani, giorno della sentenza, un po’ di gente a Palermo, anche se non come nelle previsioni. L’idea era un remake, in salsa leghista, della famosa occupazione della procura di Milano sul caso Ruby da parte degli allora parlamentari del Pdl. Ma c’è da votare la manovra ed è impossibile, con i parlamentari bloccati in Aula. Va chi può. L’obiettivo di Matteo Salvini è chiaro: far salire, il più possibile, la tensione in vista della sentenza Open Arms. Insomma, una via trumpiana che lo faccia apparire come ingiusta vittima di un processo politico. Conoscendo l’uomo, ci sarebbe stato da stupirsi su una scelta di natura opposta: l’idea della persecuzione ad opera di un sistema ostile, con conseguente appello al popolo, è un riflesso pressoché spontaneo. Poi, oltre alla natura, c’è il contesto oggettivo, ovvero il mondo dopo la vittoria di Trump, che supplisce a una debolezza soggettiva. Diciamoci la verità: finora c’è stato un trumpismo senza popolo, di folle se ne sono viste poche e forse si spiega così anche la foto brussellese. Per la serie, prendo da lì un po’ di vento per le mie vele. La verità è questo mix di preoccupazione ed eccitazione che trapela, sottolinea l’assoluta delicatezza della posta in gioco (per lui). Molto semplicemente, è questione di sopravvivenza politic
SALVINI LEGA TRUMP SENTENZA OPEN ARMS RETORICA TRUMPIANA
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