La ministra del Turismo Daniela Santanchè è stata rinviata a giudizio dal tribunale di Milano per falso in bilancio nella gestione di Visibilia Editore. L'indagine, avviata dopo l'esposto dei soci di minoranza, accusa Santanchè di aver fornito notizie infondate sui conti dell'azienda, generando una crisi irreversibile.
Dopo più di un anno di indagini, la ministra del Turismo Daniela Santanchè è stata rinviata a giudizio dal tribunale di Milano. È accusata di falso in bilancio nella gestione di Visibilia Editore, società editrice che pubblica riviste settimanali e mensili.
A fine ottobre 2022, poco dopo la nomina di Santanchè a ministra, la procura di Milano presentò un'istanza di liquidazione giudiziale, sancendo il fallimento dell'impresa, e avviò un'indagine con varie ipotesi di reato, tra cui quella di bancarotta. L'indagine fu aperta dopo l'esposto dei soci di minoranza, che avevano denunciato irregolarità nella gestione della società. L'ipotesi dei soci, sostenuta poi dalla procura, è che la dirigenza di Visibilia avesse fornito notizie infondate o incomplete sui conti dell'azienda, generando una crisi irreversibile e dunque sostanziale fallimento. Secondo l'accusa, inserito nei bilanci un attivo intorno ai 3 milioni di euro di fatto inesistente. Di qui le accuse di bancarotta e falso in bilancio. Santanchè però sarà processata solo per quest'ultima, che è meno grave e comporta eventualmente pene minori della bancarotta. Altre 16 persone, tra cui il compagno Dimitri Kunz, l'ex compagno Canio Giovanni Mazzaro, la sorella Fiorella Garnero, la nipote Silvia Garnero e Antonino Schemoz, amministratore del gruppo dall'agosto 2019 e poi liquidatore delle società, sono state rinviate a giudizio. Ha invece patteggiato l'ex consigliere Federico Celoria: 2 anni, con pena sospesa, e 5 mila euro di confisca. Nel contesto dell'indagine su Visibilia si è poi sviluppato un altro filone di inchiesta. In questo caso Santanchè è indagata per truffa aggravata ai danni dell'INPS: l'accusa è che abbia gestito in maniera illecita i fondi pubblici della cosiddetta Cassa Covid, quelli che tra il 2020 e il 2022 il governo aveva messo a disposizione delle imprese costrette a non far lavorare i propri dipendenti per gli effetti della pandemia da coronavirus. Anche in questo caso all'inizio di maggio i pubblici ministeri hanno chiesto il rinvio a giudizio, ma il tribunale non ha ancora deciso se accogliere la richiesta della procura. Nel frattempo, poco prima di Natale, la ministra è stata indagata per bancarotta fraudolenta in merito al fallimento di Ki Group, un'azienda di cui era stata amministratrice. Il tribunale di Milano aveva avviato la liquidazione giudiziale per Ki Group il 9 gennaio, e nei mesi successivi aveva fatto lo stesso anche per varie altre aziende collegate. In merito all'accusa per cui sarà processata, Santanchè attraverso i suoi legali sostiene di non aver nascosto nulla e di avere sempre informato i soci delle perdite della società. Durante la conferenza stampa di inizio anno, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni non era stata categorica nell'escludere conseguenze politiche in seguito a un eventuale processo. «Sulla Santanchè vediamo, diciamo non sono la persona che giudica queste cose prima che accadano, per cui vediamo che cosa deciderà la magistratura e poi ne parlerò ovviamente col ministro Santanchè», aveva detto Meloni
POLITICA SANTANCHÉ VISIBILIA EDITORE FALSO IN BILANCIO RINVIO A GIUDIZIO INPS BANCAROTTA
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