Sappiamo ancora poco dei Bronzi di Riace
La mattina del 16 agosto 1972 un giovane sommozzatore romano, Stefano Mariottini, si immerse per fare pesca subacquea nel mare Ionio al largo delle coste di Riace Marina, in provincia di Reggio Calabria. Aveva 30 anni e nella vita faceva il chimico, ma da diverse estati si dilettava come sub in quella zona, che ormai conosceva piuttosto bene.
I Bronzi suscitarono da subito un’enorme curiosità a livello internazionale sia nel pubblico sia negli esperti di arte antica, per il modo in cui furono ritrovati e per i molti misteri che sembravano nascondere. Negli anni sono entrati nella cultura popolare come è accaduto a poche altre opere di arte antica, come simboli della scultura greca e di un’ideale di bellezza e perfezione fisica che dalla Grecia antica è sopravvissuto fino ai nostri giorni.
Un pezzo del fascino suscitato dai Bronzi era dovuto ai dubbi che in parte ancora oggi si portano dietro: sulla loro provenienza e sul loro autore, sul perché fossero stati ritrovati proprio in quel punto dello Ionio, su chi fossero i guerrieri raffigurati. Era eccezionale tutto ciò che li riguardava, dalla scoperta casuale allo stato di conservazione, fino al materiale di cui erano fatti.