La moglie del premier israeliano, Sara Netanyahu, è assente dal Paese da oltre due mesi, suscitando interrogativi e polemiche. La sua permanenza negli Stati Uniti, inizialmente giustificata da motivi di salute, si protrae senza una data di ritorno definita.
La moglie del premier israeliano, Sara Netanyahu , si trova negli Stati Uniti da ormai 52 giorni, un periodo considerevolmente più lungo rispetto ai 20 giorni inizialmente previsti per motivi di salute dopo un'infezione da Covid-19. La sua assenza, in un momento cruciale per la politica israeliana con la ratifica degli accordi per una tregua a Gaza e i continui raid dell'IDF, ha sollevato diverse domande e polemiche.
Sara Netanyahu, solitamente presente al fianco del marito in ogni occasione ufficiale, non ha partecipato alla prima testimonianza di Benjamin Netanyahu nel processo in cui è imputato. Non ha nemmeno accompagnato il marito durante l'operazione alla prostata a fine dicembre. Stando a quanto riportato da alcuni giornalisti israeliani, la moglie del premier potrebbe essere evitando il rientro in patria per sfuggire a un'indagine che avrebbe rivelato possibili pressioni esercitate dalla famiglia Netanyahu sui testimoni coinvolti nei processi contro il premier. La notizia ha suscitato malcontento e polemiche tra i cittadini israeliani, in particolare per le spese sostenute per il mantenimento delle sue guardie del corpo, nonostante gli avvocati della famiglia Netanyahu cercassero di giustificare il soggiorno come utile per Israele. Si parla di un possibile incontro con Donald Trump a Mar-a-Lago, durante il quale Sara Netanyahu avrebbe discusso della situazione degli ostaggi a Gaza. Trump ha poi dichiarato di voler esercitare pressioni per il loro rilascio, rafforzando il peso della sua posizione nelle trattative. I portavoce del premier non hanno fornito informazioni chiare sulla data di ritorno di Sara Netanyahu in Israele
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