Dopo anni di incertezze, il caso di Sara Pedri, la ginecologa scomparsa a Trento nel 2021, si è concluso con un verdetto di assoluzione per l'ex primario e la sua vice. La sentenza, però, non ha chiarito il destino di Sara, lasciando aperta la questione della sua vera fine.
Era il 3 marzo 2021 quando Sara Pedri , ginecologa originaria di Forlì, scomparve. La sua Volkswagen T-Roc venne ritrovata il giorno successivo sul ponte di Mostizzolo in provincia di Trento , dove Pedri era stata impiegata negli ultimi mesi. Si pensò subito al suicidio, ma il corpo non venne mai rinvenuto.
La storia di Sara Pedri è strettamente legata alle vicende dell'Ospedale di Trento, dove lavorava e di cui lamentava le modalità con cui veniva tratta dai superiori, in particolare dal primario di Santa Chiara Saverio Tateo e dalla sua vice Liliana Mereu, oggi assolti dal gup del Tribunale di Trento, Marco Tamburrino. La ragazza nata a Forlì fu trasferita all'ospedale di Trento dopo che il reparto di ginecologia di Catanzaro, dove lavorava, fu chiuso durante la pandemia da Covid-19. Per i familiari della scomparsa, tra cui la sorella Emanuela, quella del capoluogo calabro fu un'esperienza solo positiva, sia in termini professionali che di rapporto con i colleghi. Un'esperienza che purtroppo non si ripeté a Trento. L'ambiente di lavoro nell'ospedale fu proprio la famiglia, infatti, ad accorgersi di alcuni segnali che Sara lasciava trasparire durante le loro conversazioni. Mobbing, insulti, maltrattamenti: è così che la giovane donna raccontava l'ambiente di lavoro in cui era finita. Un contesto invivibile, secondo i parenti, che la fece ammalare di depressione. Fu proprio per questo motivo che Pedri decise nel mese di febbraio di tornare a Forlì, per trovare il conforto della famiglia; al suo ritorno a Trento, tuttavia, la giovane scoprì di essere stata trasferita al consultorio di Cles e decise così di dimettersi, perché non in linea con quanto aveva studiato. Qualche giorno dopo, il 3 marzo, la scomparsa. L'ex primario dell'ospedale Santa Chiara di Trento, Saverio Tateo, e la sua vice Liliana Mereu sono stati assolti con formula piena dal gup del Tribunale di Trento. Secondo il giudice, che ha applicato l'articolo 530 comma due del codice di procedura penale, il fatto non sussiste. Le motivazioni della sentenza verranno depositate in novanta giorni
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