Lo rivela uno studio dell'Università di Stoccolma: per ora le emissioni sono contenute, ma con l'aumento delle temperature nei prossimi anni potrebbero...
Il permafrost è il terreno permanentemente congelato delle regioni più fredde del pianeta. Contiene miliardi di tonnellate di gas serra intrappolati nel suolo dalle temperature bassissime, e il timore degli esperti è che il riscaldamento globale possa modificare le cose, trasformando l’artico in una nuova fonte di emissioni clima alteranti.
Il riscaldamento globale però sta cambiando le cose: l’area coperta dal permafrost artico si è già ridotta del 7% rispetto agli anni ‘60, ed è previsto che l’intera regione di trasformi in futuro in un contributore netto, cioè in una fonte che contribuirà ad aumentare annualmente la quantità di CO2 e di altri gas serra nell’atmosfera, amplificando quindi gli effetti del cambiamento climatico.
I risultati parlano chiaro: nel ventennio in esame il permafrost artico ha prodotto 38 milioni di tonnellate di metano, e 670mila tonnellate di protossido di azoto , un gas con un elevatissimo potenziale di riscaldamento globale. Per l’anidride carbonica la situazione è risultata più difficile da accertare, perché gli ecosistemi terrestri ne assorbono più di quanta ne emettano, ma solo quando sono indisturbati: basta un incendio per cambiare le carte in tavola.
Tutto considerato, comunque, i ricercatori concludono che il permafrost artico è ormai già diventato un contributore netto di gas serra, che negli ultimi 20 anni ha introdotto 144milioni di tonnellate di carbonio e 3 milioni di tonnellate di azoto nell’atmosfera del nostro pianeta.
Gas Serra Riscaldamento Globale
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