La Cassazione ha confermato l'ergastolo per Innocent Oseghale, reo confesso dell'omicidio di Pamela Mastropietro avvenuto a Macerata nel 2018. Il ricorso straordinario della difesa è stato respinto, chiudendo di fatto una lunga vicenda giudiziaria.
Sette anni dopo l'omicidio di Pamela Mastropietro, la Cassazione ha emesso la sentenza definitiva con la conferma dell'ergastolo per Innocent Oseghale, il pusher nigeriano ritenuto responsabile della morte dell'18enne romana avvenuta a Macerata il 30 gennaio 2018. Il ricorso straordinario presentato dalla difesa è stato respinto. La difesa puntava ad escludere l'accusa di violenza sessuale, aggravante che ha contribuito all'ergastolo.
La sentenza chiude una lunga vicenda giudiziaria iniziata nel 2018, con processi tra cui due in Corte d'Assise d'appello e tre in Cassazione. Alessandra Verni, madre di Pamela, ha espresso gioia e sollievo per la decisione dei giudici. 'Oggi è una giornata importante per me e per la mia famiglia', ha scritto sui social. 'Sono felice e sollevata per la decisione dei giudici che hanno rigettato il ricorso straordinario degli avvocati di Oseghale. Questa sentenza rappresenta un passo significativo verso la giustizia per mia figlia Pamela e per tutte le vittime di atrocità come quelle che abbiamo vissuto. È fondamentale che la verità venga riconosciuta e che chi ha compiuto atti così gravi ne risponda. La lotta per la memoria di Pamela continua, e oggi questa decisione ci dà nuova forza e speranza. Ringrazio tutti coloro che ci hanno sostenuto in questo percorso e che continuano a lottare per la giustizia insieme a noi'. La vicenda ha sconvolto l'Italia. Il 31 gennaio 2018, fuori Macerata, furono trovati due trolley contenenti i resti di Pamela Mastropietro, scomparsa due giorni prima da una comunità terapeutica. Le indagini culminarono nell'arresto di Oseghale, ma emerse un contesto drammatico.Pamela aveva incontrato il 36enne il 30 settembre, e lui aveva agito da intermediario per procurarle eroina da un altro pusher. La ragazza venne poi stuprata, sotto l'effetto della droga, uccisa a coltellate e fatta a pezzi da Oseghale nell'abitazione di via Spalato 124 per farne sparire il corpo. Il 3 febbraio 2018, Luca Traini, a bordo di un'Alfa nera, ferì sei migranti a colpi di pistola per le strade di Macerata, sostenendo di voler vendicare Pamela. Traini è stato condannato a 12 anni di carcere per strage aggravata dall'odio razziale e porto abusivo dell'arma. Oseghale ha sempre negato le accuse di omicidio e stupro, ma ha ammesso di aver smembrato il corpo. Secondo i suoi difensori, avvocati Simone Matraxia e Umberto Gramenzi, l'accusa di stupro avrebbe dovuto essere esclusa per un errore materiale della Suprema Corte. Oseghale sostiene di avere avuto un rapporto sessuale consensuale con Pamela prima di recarsi nell'abitazione, dietro la promessa di farle avere l'eroina da un suo amico. La difesa sostiene che non vi sarebbe stata alcuna violenza sessuale in casa in condizione di minorata difesa. La tesi è stata respinta dalla Corte, ma, a giudizio dell'avvocato Matraxia, il fatto che il ricorso straordinario sia stato respinto, ma non dichiarato inammissibile, dimostrerebbe che le ragioni dell'impugnazione avevano un fondamento. Dal carcere Oseghale ha chiesto notizie dei propri famigliari. 'Anche a me manca mia figlia', ha replicato la madre di Pamela. 'Vorrei anch'io rivederla'.
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