La serie si è conclusa con la quarta stagione e lascia un'eredità importante nella rappresentazione delle persone con disabilità: basta con il cliché del disabile buono e da difendere
Per quanto, diciamolo, di «educativo» alla fine non ha dimostrato di avere praticamente nulla a livello strettamente tecnico, si è dimostrata comunque un prodotto estremamente godibile, senza particolari filtri e tabù , adatto a qualsiasi età e, soprattutto, con uno spettro di rappresentazione incredibile: è davvero impossibile, infatti, non trovare una piccola fetta di qualche minoranza rappresentata in almeno una singola scena, che si parli di identità,...
Non solo, sin dalle prime scene abbiamo perfino odiato il ragazzo in questione poiché si è subito dimostrato antipatico e perfino scorretto con Maeve, ostacolando il suo amore per Otis, e questa rappresentazione priva di pietismo e compassione da parte degli sceneggiatori, e quindi di riflesso del pubblico, è molto preziosa perché rompe lo stereotipo del disabile buono e da difendere.
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