Carfagna e Gelmini vanno da Calenda e immaginano una nuova stagione politica Le due ministre di Forza Italia entrano in Azione. Ora resta da capire se allearsi con il Pd o presentarsi agli elettori con un’offerta nuova | di la_amedeo
Per chi come me ha sempre visto per vent’anni Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini accanto a Silvio Berlusconi, e ha seguito giornalisticamente Forza Italia dalla sua nascita, fa una certa impressione vederle accanto a Carlo Calenda. Per un nuovo inizio, dicono le due ministre, per riprendere il cammino berlusconiano del 1994, perché il manifesto di Azione ricorda loro quelle idee e quei valori.
Se ci fosse stata una legge elettorale proporzionale, ha aggiunto, forse avrebbe scelto una “corsa solitaria” rispetto a chi non è coerente da che parte stare. Perché questo, ha precisato Gelmini, non è momento delle indecisioni rispetto a Mosca: «L’Italia non può essere il ventre molle». «Noi non trameremo mai con la Russia», ha aggiunto Carfagna.
Poi, però, con gli anni Forza Italia è cambiata, Berlusconi ha perso la leadership del centrodestra e dei moderati. Milioni di voti persi per strada, appiattimento sulla Lega, fino alla catastrofe del 20 luglio, con la scelta di non votare la fiducia al governo. «Dopo il 20 luglio è cambiato il mondo – ha detto la ministra per il Sud – e le casacche che indossavamo sono sbiadite».
Ci stanno lavorando Renzi, Calenda e Letta, ma la strada è in salita per tanti motivi. Draghi è comunque il premier in carica, anche se per gli affari correnti, e non è nel suo stile buttarsi nella mischia. Una risposta però l’avrebbe ventilata: si potrebbe fare solo se ci fosse un’alleanza omogenea. Niente armata Brancaleone. Niente versione Unione che va da pezzi di Forza Italia a Nicola Fratoianni, passando per i Verdi dei No rigassificatori.
Ci manca poco per capire se si aprirà un ciclo politico nuovo. I dubbi sono tanti, il centrodestra è forte, la legge elettorale è rimasta maggioritaria, un congegno che impone alleanze disomogenee che possono vincere ma sopravvivere poco. «Collegi uninominali sicuri non ce ne sono», ha detto Calenda, e questo potrebbe voler dire che tanto vale fare una corsa solitaria come Terzo Polo liberal democratico, europeista e atlantista nella massima coerenza e provare il tutto per tutto nella quota proporzionale.
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