In Parthenope è chiaro che le chiese, gli altari, i faraglioni e l’ampolla con il sangue di San Gennaro, e il tesoro del santo medesimo, affascinano il regista più delle persone
In Parthenope è chiaro che le chiese, gli altari, i faraglioni e l’ampolla con il sangue di San Gennaro, e il tesoro del santo medesimo, affascinano il regista più delle personee certi loculi che tolgono il fiato a guardarli . Le ville con la terrazza sopra il mare, e un clone di Sophia Loren con l’assortimento di vizi che ogni napoletano al cinema prima è tenuto a deplorare: “Siete depressi e non lo sapete, vi vantate di essere furbi ma i disgraziati siete voi”.
Da parto in acqua nasce Parthenope. Poi arriva il tempo delle vacanze interminabili e i primi baci . Al centro Celeste Dalla Porta, bella e brava: purtroppo il copione, tra altri momenti di imbarazzante filosofia spicciola, le fa incontrare Gary Oldman che si presenta come John Cheever . Seguiamo la ragazza fino alla laurea. Relatore Silvio Orlando, caricatura del professore burbero che però dà la lode, e pure il bacio accademico. , si imparano un sacco di cose.
Risponderebbe senza esitazioni il giovane Donald Trump che si controlla il ciuffo nei finestrini delle auto parcheggiate. Guai se gli amici, e soprattutto i nemici, lo vedono con i capelli fuori posto. Anche la madre, a tavola, sfoggia una cotonatura bionda alta venti centimetri. “The Apprentice” – era il titolo del programma tv di Trump, che cercava giovani manager di talento – racconta la formazione e la prime esperienze del giovanotto.
Donald vuole conquistare il centro di Manhattan, e sceglie come mentore l’avvocato Roy Cohn – o forse è Cohn a scegliere l’allievo promettente. Quando capitava di andare a teatro, oltre che al cinema, Cohn era un personaggio di “Angels in America - Fantasia gay su temi nazionali”, scritta dal premio Pulitzer Tony Kushner. Nella miniserie Hbo, il ruolo toccò ad Al Pacino. Oggi è di Jeremy Strong, il Kendall Roy di “Succession”.
Cohn fece condannare i Rosenberg per spionaggio. Poi aiutò il senatore McCarthy nella sua caccia ai comunisti . Ali Abbasi è un regista iraniano naturalizzato danese, forse non ha pensato bene all’effetto del suo film: conquisterà i già convertiti, e non toglierà a Trump neanche un voto. I suoi seguaci lo amano per quel che è: uno che sempre attacca, che nega ogni accusa, che non ammette mai la sconfitta.
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