L’intesa prevede una amnistia per gli indipendentisti catalani. Sánchez ora può contare su 173 voti sicuri al Congreso: tre sotto la maggioranza assoluta.
Per incassare l’intesa, il Partito socialista aveva distaccato stabilmente a Bruxelles il suo numero tre,, l’uomo del referendum indipendentista del 2017, oggi eurodeputato, che ha infine dato l’assenso del suo partito.
Tra le condizioni c’era il condono di 15 miliardi di euro di debito alla Catalogna e una prima formula per l’amnistia, formula ripresa dai giornali iberici. Per una settimana, a partire da fine ottobre, l’accordo è sembrato a un passo . «Ai dettagli», dicevano le fonti ai media. Tanto che lunedì e martedì sera Vox, sigle estremiste e ultrà hanno portato migliaia di persone sotto la sede del Psoe, in calle de Ferraz a Madrid, contro il «colpo di Stato».
Il primo ministro uscente, invece, ha visitato gli uffici e ribadito, circondato dallo staff: «Già in passato hanno provato a metterci a tacere, non potranno intimidire un partito con 144 anni di Storia».e, soprattutto, da quelle che hanno vissuto come pressioni della giustizia.
I due capi non hanno trattato in prima persona, ma hanno delegato due plenipotenziari. Il già citato Cerdán per il Psoe e Jordi Turull per Junts. Ora manca solo la photo-opportunity, una pattuglia dei catalani è in viaggio da Barcellona a Bruxelles per l’occasione.. Ha voluto rivedere uno a uno gli articoli del disegno di legge sull’amnistia .
Le scene di guerriglia urbana hanno ricordato, ai quadri come all’elettorato progressista, quale sarebbe una delle principali ragioni per l’apparentamento: evitare che uno come, possa andare al governo dopo eventuali elezioni anticipate. Tutto fatto, quindi? Sánchez ora può contare su 173 voti sicuri al Congreso: tre sotto la maggioranza assoluta.
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