La possibile trasferta della Supercoppa di Spagna femminile in Arabia Saudita ha scatenato un dibattito acceso tra le calciatrici, i tifosi e gli esperti. Da un lato, l'opportunità di giocare in un paese con grande visibilità economica e di impatto mediatico. Dall'altro, le gravi preoccupazioni per i diritti umani, in particolare per le donne, in un regime autoritario come quello saudita.
La federazione spagnola di calcio (RFEF) sta negoziando con l' Arabia Saudita per portare la Supercoppa di Spagna femminile nel paese nei prossimi anni. Questo ha suscitato molte polemiche, dato che l' Arabia Saudita è un paese con un regime autoritario che impone severe restrizioni sulle libertà individuali, soprattutto per le donne.
La Supercoppa maschile si tiene già dall'Arabia Saudita da alcuni anni, ma la decisione di spostare anche la versione femminile ha incontrato forti critiche da parte delle calciatrici. Patri Guijarro, centrocampista del Barcellona, ha espresso il suo dissenso dichiarando che non vede come sia possibile trasferire un evento sportivo in un paese che non rispetta i diritti delle donne. La questione è anche più complessa per le giocatrici, che si trovano in una posizione difficile tra la volontà di promuovere il calcio femminile e il rifiuto di legarsi ad un regime con una storia di violazioni dei diritti umani. Alexia Putellas, stella del Barcellona e due volte vincitrice del Pallone d'Oro, ha evidenziato il dilemma economico che si pone davanti alle calciatrici, sostenendo che l'opzione di giocare in Arabia Saudita, pur controversa, potrebbe garantire maggiori risorse per lo sviluppo del movimento femminile. Putellas ha anche espresso preoccupazione sul fatto che la crescente influenza dell'Arabia Saudita nel mondo dello sport possa servire a migliorare l'immagine del paese, mascherando i problemi reali che persistono. L'Arabia Saudita e altri paesi della regione, come il Qatar ed gli Emirati Arabi Uniti, stanno investendo pesantemente nella organizzazione di grandi eventi sportivi, come tornei di calcio, Formula 1 e altri competizioni di alto livello. Questa tendenza ha suscitato critiche da parte di diverse figure sportive, tra cui oltre cento calciatrici che hanno scritto una lettera al presidente della FIFA Gianni Infantino per esprimere la loro preoccupazione riguardo al recente accordo di sponsorizzazione tra la FIFA e Saudi Aramco, la compagnia petrolifera statale saudita. In Italia, la questione è stata ulteriormente alimentata dalla vicenda di Luis Rubiales, ex presidente della federazione spagnola di calcio, che si è dimesso dopo essere stato accusato di aver baciato senza consenso la giocatrice Jennifer Hermoso durante la cerimonia di premiazione per la vittoria del Mondiale femminile. Anche la giornalista sportiva Marta López ha analizzato la situazione con un focus sulle possibili azioni legali che le calciatrici potrebbero intraprendere per boicottare la Supercoppa in Arabia Saudita. Secondo López, le giocatrici potrebbero avvalersi di un diritto di obiezione di coscienza per rifiutarsi di partecipare ad un evento che si svolge in un paese con un sistema politico che nega i diritti fondamentali delle donne. La RFEF ha difeso la scelta di spostare la Supercoppa femminile in Arabia Saudita, sostenendo che questo possa contribuire alla promozione del calcio femminile in un paese in cui il genere femminile è ancora spesso limitato. Tuttavia, la questione è estremamente delicata e pone interrogativi importanti sulla relazione tra sport, politica e diritti umani.
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