Tensioni al confine Colombia-Venezuela dopo la strage dell'ELN

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Dopo una recente strage compiuta dall'ELN nella regione colombiana di Catatumbo, le tensioni tra Colombia e Venezuela sono aumentate. Il presidente colombiano Gustavo Petro ha interrotto i colloqui di pace con l'ELN, accusando il regime venezuelano di connivenze, e ha ripreso le operazioni militari contro il gruppo. Il Venezuela ha risposto inviando il ministro dell'Interno a supervisionare le operazioni sul confine.

Dopo una strage compiuta a metà gennaio dall' ELN , un gruppo armato colombiano vicino al regime di Nicolás Maduro , in cui erano state uccise almeno 80 persone in scontri armati nella regione di Catatumbo , nel nord-est della Colombia e vicino al confine con il Venezuela , gli eserciti dei due paesi hanno ricominciato a presidiare la zona.

Il presidente colombiano Gustavo Petro ha dichiarato, ha interrotto i colloqui di pace con l'Esercito di Liberazione Nazionale (ELN), il più antico e importante gruppo armato di sinistra ancora attivo nel paese, e ha indirettamente accusato il regime venezuelano di connivenze con l'ELN. Il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha risposto inviando il ministro dell'Interno Diosdado Cabello, suo stretto alleato, a supervisionare le operazioni sul confine. I rapporti fra Colombia e Venezuela sono particolarmente problematici da quando Petro, che è di sinistra, non ha riconosciuto l'elezione di Maduro alle elezioni presidenziali dello scorso luglio, inviando solo un ambasciatore alla cerimonia del suo insediamento (Maduro si era assegnato da solo la vittoria nonostante le anomalie nelle operazioni di voto, ed è sempre più isolato a livello internazionale). A queste complicazioni politiche si aggiunge il ritorno delle violenze compiute dall'ELN, un gruppo che da alcuni anni ha rapporti sempre più stretti con il regime venezuelano e che opera sui due lati del confine, tanto da essere ormai definito “transnazionale”. Tutto questo rende la regione di Catatumbo, già una delle più povere, isolate e meno controllate della Colombia, ancora più instabile: si stima che nelle ultime settimane 40mila persone abbiano dovuto lasciare le proprie case per sfuggire alla violenza. A Catatumbo si scontrano l'ELN e il 33esimo Fronte, un gruppo dissidente delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC). I guerriglieri del 33esimo Fronte non hanno riconosciuto lo scioglimento del gruppo armato dopo il 2016. Tra il 16 e il 20 gennaio quasi cento guerriglieri dell'ELN, dotati di armi automatiche ed esplosivi, hanno organizzato una serie di attacchi nella regione di Catatumbo contro i membri del 33esimo Fronte e contro la popolazione civile accusata di sostenerlo. Ci sono stati scontri armati, ma anche rapimenti e uccisioni mirate di civili, che i guerriglieri hanno cercato casa per casa nei paesi montani della zona. Almeno 80 persone sono state uccise, tra civili e guerriglieri. Scontri di questa entità non si verificavano da anni per effetto delle trattative di pace fra l'ELN e il governo di Petro, che sembravano ben avviate. In passato invece erano stati frequenti: la zona di Catatumbo è una delle più complesse nel contesto del conflitto armato in Colombia. È una regione montuosa che va dalle Ande orientali all'area vicina al lago Maracaibo in Venezuela: è ricca di risorse naturali e di petrolio, ma è anche la zona dove si coltiva più coca nel paese (la pianta da cui si produce la cocaina), avendo superato quelle di Nariño e Putumayo. È una regione molto povera, dove la popolazione ha un livello di vita estremamente basso. Per questo lì da decenni sono attivi vari gruppi di guerriglieri: c'erano le FARC, e c'era e c'è ancora l'ELN. Quest'ultimo è un gruppo armato marxista-leninista con circa 3.500 membri, che fu fondato negli anni Sessanta da sindacalisti e universitari ispirati dalla rivoluzione cubana. L'ELN è accusato di finanziarsi tramite rapimenti, operazioni minerarie illegali e traffico di stupefacenti. Da tempo ha anche stretto rapporti con il regime venezuelano, favoriti dalla vicinanza ideologica ma anche da interessi geopolitici. Il gruppo gode di una certa libertà in territorio venezuelano, dove risiedono stabilmente i suoi vertici e dove può organizzarsi, addestrarsi e preparare le sue operazioni, nonché portare avanti le attività illegali che usa per finanziarsi. Maduro considera l'ELN una forza di presidio al confine con la Colombia. Secondo le accuse di varie ong, fra cui, negli ultimi anni il regime e l'esercito venezuelano si sono avvicinati molto al gruppo, compiendo anche delle operazioni congiunte. Per esempio nel periodo fra il 2018 e il 2022, quando il presidente della Colombia era il conservatore Iván Duque, Maduro temeva che il governo colombiano in collaborazione con gli Stati Uniti stesse organizzando un'invasione del Venezuela con forze paramilitari per rovesciarlo. Secondo diverse ricostruzioni ritenute affidabili, in quell’occasione Maduro avrebbe “assoldato” l’ELN per controllare il confine. In seguito, in un periodo di distensione fra i due paesi il governo venezuelano è stato garante nei colloqui di pace fra Colombia ed ELN. Ora che i rapporti sono tornati tesi, il governo colombiano ritiene che il Venezuela abbia collaborato in qualche modo con l'ELN per l'assalto di metà gennaio nella regione di Catatumbo. Nei giorni successivi alla strage Petro ha annunciato la ripresa delle operazioni militari contro il gruppo, dicendo: «Se vogliono la guerra avranno la guerra»

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