Due escursionisti esperti, Luca Perazzini e Cristian Gualdi, sono morti sul Gran Sasso dopo essere scivolati mentre attraversavano la via Direttissima del Corno Grande. I familiari esprimono rabbia e dolore, chiedendo regole più rigide per garantire la sicurezza in montagna.
Se le condizioni erano proibitive, non avrebbero dovuto mandare nessuno lassù quel giorno». Davanti all'obitorio è il momento delle lacrime. Le speranze sono finite e ora per i familiari di Luca Perazzini e Cristian Gualdi e monta anche la rabbia. Gli interrogativi, certo, ma anche qualche momento di disperazione. Proteste che qualcuno bisbiglia e che qualcun altro ripete a voce alta. «Sì, non dovevano farli salire. Non c'erano le condizioni. Questa avventura non doveva finire così».
Dopo il recupero dei corpi, all'ospedale di Teramo, le salme arrivano con due elicotteri del 118 e dei vigili del fuoco, a mezz'ora l'una dall'altra. È il momento del riconoscimento delle salme. I parenti dei due escursionisti aspettano da ore, non vivono più da giorni. E col passare del tempo, quando il dramma assume i contorni di una tragedia senza lieto fine, resta solo lo sconforto. Alpinisti morti, l'esperto del Gran Sasso: «Se più prudenti si sarebbero salvati, ecco perché. Operazione di soccorso? Pericolosa» LA DINAMICA Luca e Cristian erano grandi appassionati di montagna ed esperti. Erano saliti in quota attrezzati. Nessuno avrebbe potuto impedire loro di prendere la funivia e iniziare la salita. «Non dovevano farli andare lassù dicono i familiari - Se non ci saranno regole più rigide altre persone rischieranno di morire lassù». Luca faceva l'elettricista in una grande azienda, Cristian, invece, era titolare di una ditta di infissi. Dopo i due allarmi lanciati con il cellulare «si sono dati conforto a vicenda», immaginano ora i familiari. Ma in cuor loro, nonostante la speranza sia rimasta viva fino all'ultimo istante, anche i parenti avevano capito, forse sin da subito, come sarebbe finita, perché anche loro esperti di montagna, che «sono morti nell'arco di poche ore», dicono ora. Lì, in quel vallone dell'Inferno, dove sono finiti dopo essere scivolati mentre attraversavano la via Direttissima del Corno Grande nel versante teramano del Gran Sass
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