L'ex presidente americano Donald Trump ha firmato un nuovo ordine esecutivo che introduce sanzioni contro la Corte penale internazionale (CPI), escludendo dipendenti, funzionari e agenti dal territorio americano. La decisione è stata presa in seguito alle indagini della CPI sui presunti crimini di guerra commessi dagli Stati Uniti e Israele. La Corte penale internazionale ha condannato l'azione americana, definendola una minaccia all'indipendenza della Corte e al sistema di giustizia penale internazionale.
In un contesto di crescente tensione internazionale che vede l'Italia coinvolta nella controversia con la Corte penale internazionale, giunge dall'America un'ulteriore notizia che scuote l'opinione pubblica. La mattina del 7 febbraio, da Washington, Donald Trump ha firmato un nuovo ordine esecutivo che introduce sanzioni mirate contro la Corte penale internazionale.
L'accusa formulata dalla Casa Bianca è chiara: la Corte ha intrapreso azioni illegali e infondate contro l'America e il suo stretto alleato, Israele. Il testo dell'ordine esecutivo, reso pubblico immediatamente, lascia poco spazio a interpretazioni: dipendenti, funzionari e agenti della CPI saranno esclusi dall'entrata negli Stati Uniti. Lo stesso divieto sarà applicato ai loro familiari più stretti. Inoltre, chiunque sia ritenuto aver collaborato al lavoro investigativo della Corte sarà privato dell'accesso al territorio americano. Tra le sanzioni previste, spicca il congelamento di tutti i beni che queste persone posseggono negli Stati Uniti. Sebbene non sia ancora stata pubblicata la lista delle persone soggette a queste misure, nel precedente mandato, il presidente Trump aveva già colpito Fatou Bensouda, all'epoca procuratore della CPI. Il documento diffuso dalla Casa Bianca si concentra sulle indagini della CPI sui presunti crimini di guerra commessi dai soldati americani in Afghanistan e dal personale militare israeliano nella Striscia di Gaza.
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