Donald Trump ha richiesto alla Corte Suprema di rinviare l'entrata in vigore della legge che potrebbe portare al divieto di TikTok negli Stati Uniti.
Nella battaglia legale per il futuro di TikTok negli Stati Uniti irrompe Donald Trump . Il presidente eletto si è mosso con un documento ufficiale: ha richiesto alla Corte Suprema di rinviare l'entrata in vigore della legge che potrebbe portare al divieto dell'applicazione, previsto per il 19 gennaio. Secondo Trump il rinvio è necessario per consentirgli di cercare una «soluzione negoziale» una volta insediato alla Casa Bianca.
Trump ha inviato un «amicus brief», ovvero un documento presentato alla Corte (in questo caso quella Suprema) da parte di un soggetto non direttamente coinvolto in un caso, ma che possiede un forte interesse nel verdetto. Questi documenti forniscono informazioni, prospettive o argomentazioni aggiuntive che possono aiutare i giudici a prendere una decisione informata. Sia individui privati che organizzazioni possono presentare un amicus brief, a condizione che ottengano il permesso della corte o il consenso delle parti coinvolte nel caso. Nel caso specifico, Trump ha presentato un amicus brief legato al caso «TikTok, Inc. v. Garland». La Corte Suprema non è obbligata a considerare gli argomenti presentati nel documento, ma spesso lo fa, soprattutto quando provengono da fonti autorevoli o offrono punti di vista unici e pertinenti. E benché non sia certo che le indicazioni di Trump saranno accolte è certo che verranno attentamente valutate. Che cosa sostiene Trump? Non prende una posizione netta sulla costituzionalità della legge, ma definisce le implicazioni per la libertà di espressione «preoccupanti e di ampia portata». Chiede alla Corte Suprema di concedere una «pausa» per valutare le questioni con maggiore calma e permettere al suo futuro governo di esplorare un compromesso negoziale
TIKTOK TRUMP LEGISLAZIONE LIBERTÀ DI ESPRESSIONE CORTE SUPREMA
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