Abbiamo cambiato il modo di ricordare anche le più grandi atrocità della storia, come la Shoah? Giornatadellamemoria 27gennaio 28gennaio
A Hiroshima ci si riferisce al 6 agosto del 1946, quando cadde la prima delle due bombe atomiche che chiusero la guerra, semplicemente come «ano hi», «quel giorno». Non c'è niente da aggiungere o da sottrarre. Quel giorno. È un modo di trattenere quello che non si può continuamente menzionare, tutti abbiamo un giorno che è solo.
«Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c'è, e non è pensabile. Nulla più è nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga».
Chi era ventenne ad Auschwitz o Dachau oggi ne ha 97. Sono gli ultimi che abbiamo: oggi possono raccontarciuomini e donne che erano bambini o ragazzini nei campi. Tra dieci anni sarà molto raro avere testimoni diretti. Tra vent'anni non ce ne sarà più nessuno. La memoria toccherà a noi.
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