L’ambasciatore Sandalli racconta l’Afghanistan con i talebani al potere
È passato un anno da quando il volo KC767 dell’Aeronautica Militare è atterrato da Kabul a Fiumicino con 74 persone a bordo. Tra loro, c’era anche l’ambasciatore Vittorio Sandalli, cui venne chiesto di rientrare in Italia, prima di stabilire temporaneamente la sede italiana dell’ambasciata a Doha, da cui tuttora opera. E a un anno di distanza da quando i talebani hanno ripreso Kabul, Sandalli racconta ora sulla«È stato un momento davvero difficile», ricorda.
Ora, un anno dopo, la situazione sociale ed economica dell’Afghanistan si aggrava ogni mese di più. Sandalli ammette che «la preoccupazione è molto forte, soprattutto con l’avvicinarsi del prossimo inverno che sarà il secondo dopo il cambio di regime e porterà nuove privazioni alla popolazione afghana.
Secondo Sandalli, «un contributo alla pressione sulle autorità de facto può arrivare anche dalla diaspora afghana, che per esempio in Italia è formata da persone che erano già nel nostro Paese da prima del cambio di regime e da coloro che hanno raggiunto l’Italia con le operazioni di evacuazione che sono in contatto con le voci residue della società civile che sono ancora in Afghanistan».