La crescita che va, il lavoro che aumenta, la Borsa che cresce e il giusto equilibrio tra politica e imprese. La premier lancia un inaspettato patto sulla produttività all’assemblea di Confindustria, alla prima del presidente Orsini
La crescita che va, il lavoro che aumenta, la Borsa che cresce e il giusto equilibrio tra politica e imprese. La premier lancia un inaspettato patto sulla produttività all’assemblea di Confindustria , alla prima del presidente Orsiniall’Assemblea di Confindustria
Penso che sia un insegnamento straordinario che ha permeato il tessuto industriale italiano, che lo ha reso quello che è, ovvero un tessuto produttivo che è fondato sul profitto, ma anche sulla capacità di creare valore sociale, di essere attento ai bisogni delle famiglie, di essere attento ai bisogni dei lavoratori, di portare ricchezza nei territori dove opera, di guardare allo sviluppo della Nazione a 360 gradi.
Noi dobbiamo, penso, essere insieme soddisfatti per i risultati che abbiamo raggiunto, soprattutto se teniamo in considerazione il contesto nel quale abbiamo operato in questi ultimi due anni o poco meno. Il merito è delle imprese e dei loro lavoratori, è della loro tenacia, è della loro intraprendenza, è della loro creatività. È un fatto. Ho tentato di spiegare e di dire molte volte che non è lo Stato a creare ricchezza, questo voi lo sapete molto bene, non è lo Stato a creare ricchezza. La ricchezza la creano le imprese e i loro lavoratori.
Nel 2023 l’Italia cresce più del doppio della media UE e dell’Eurozona, l’Italia cresce del + 0,9, con una media europea + 0,4, per quest’anno la Commissione europea prevede che l’Italia cresca dello 0,9, una previsione più alta di quella prevista per l’Eurozona, di quella prevista per la Germania, di quella prevista per la Francia.
I risultati della Borsa, brillanti. La Borsa ha recuperato, superato il livello pre-crisi finanziaria del 2008, sta facendo registrare la migliore performance in Europa, tra le migliori performance al mondo. Lo spread a un livello di circa 100 punti di base inferiore rispetto a quello dell’ottobre 2022.
Anche questo è qualcosa su cui il governo ha lavorato, concentrando le risorse particolarmente sulle mamme lavoratrici, perché io penso che questo sia il modo per garantire la vera libertà delle donne, non vedere chiudersi una strada se se ne intraprende un’altra, poter mettere al mondo dei figli e poter ambire di avere un posto di lavoro. È la grande sfida dell’occupazione femminile in Italia e delle donne.
Sono perfettamente d’accordo con quello che diceva il Presidente Orsini. Su questo fronte noi rimaniamo distanti dalle principali economie europee, la dinamica italiana è una dinamica inferiore rispetto alla media europea e quindi aumentare la produttività è una priorità assoluta per questo Governo. E tutto questo è stato anche il risultato di una scelta precisa che il Governo ha fatto, cioè quella di concentrare gran parte delle risorse che aveva a disposizione in pochi provvedimenti che avevano tutti lo stesso obiettivo, e cioè sostenere il potere d’acquisto dei lavoratori. Il taglio del cuneo contributivo con reti di fino a 35.
Quindi questo per quello che riguarda la legge di bilancio, chiaramente anche ascoltando le parti sociali, anche ascoltando i sindacati, noi alla fine definiremo quali sono i provvedimenti che possono dare il moltiplicatore maggiore, seguendo l’impostazione che abbiamo avuto in questi anni. Ci saranno queste priorità, quelle che noi abbiamo continuato a indicare.
È per questo che abbiamo avviato le tante temute, discusse, non saprei come dire, riforme del premierato, della giustizia, dell’autonomia differenziata, perché io non sarei in pace con la mia coscienza se per quieto vivere non andassi a fondo dei problemi strutturali che questa Nazione si trascina da decenni, faremo quello che va fatto.
E forse è proprio questo che spaventa, dirò come la penso. Perché il problema dell’autonomia differenziata non è che crea un divario tra Nord e Sud, il problema dell’autonomia differenziata è eventualmente che può creare un divario tra le classi dirigenti responsabili e quelle che responsabili non sono state, al Nord come al Sud.
È stata una lunga, complessa negoziazione con la Commissione europea per ottenere una ZES unica che coinvolgesse tutte le Regioni del Mezzogiorno, ma fa parte dello stesso disegno: attrarre investimenti, creare un incentivo che possa creare un bilanciamento nelle opportunità e che consenta, come dicevo, di misurarsi ad armi pari.
Ora entriamo nella fase più delicata, che è quella nella quale le risorse devono velocemente arrivare a terra.
Penso che però questo riconoscimento sia figlio anche di un’Italia che è finalmente consapevole della sua forza, che si dimostra seria, affidabile, credibile e pragmatica, senza rinunciare a dire quello che pensa per il bene dell’Europa. Nel senso che ogni rapporto solido che si crea è una porta aperta per le nostre imprese, per i nostri prodotti, è un’occasione per i nostri lavoratori. Ecco perché io faccio del mio meglio per aprire quelle porte, perché so che una volta che è stata aperta il resto del lavoro lo farete voi.
Si è scelta la conversione forzata a una tecnologia - l’elettrico - di cui però non deteniamo le materie prime, non controlliamo le catene del valore, con una domanda relativamente bassa, con un prezzo proibitivo per i più e con una capacità produttiva europea insufficiente.
Dopodiché, come correttamente ha sottolineato Mario Draghi nel suo rapporto sulla competitività europea, gli ambiziosi obiettivi ambientali dell’Europa devono essere accompagnati da investimenti e risorse adeguati, da un piano coerente per raggiungerli, altrimenti è inevitabile che la transizione energetica e ambientale vadano a scapito della competitività e della crescita.
Non credo che lo sviluppo dell’intelligenza artificiale si possa frenare, si debba frenare, credo che però faremmo un errore enorme se non lo governassimo. Perché l’impressione che ho io a volte è che, con l’avvento velocissimo delle nuove tecnologie, noi prendiamo subito il vantaggio e non siamo in tempo a valutare i rischi.
E penso, guardi, che qui ci sia un errore di fondo. Noi la chiamiamo intelligenza, ma non è intelligenza. Intelligente non è chi dà le risposte, è intelligente chi fa le domande. Quelle macchine le domande non le sanno fare. È un moltiplicatore, è un moltiplicatore straordinario. Che cosa vogliamo moltiplicare? È questo che ci dobbiamo chiedere.
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