Un Jet Gulfstream G650ER, appartenuto a Steve Witkoff, inviato di Trump per il Medio Oriente, atterra all'aeroporto di Mosca. L'evento suscita sospetti, in quanto Witkoff è noto per aver fatto da tramite per Trump in diverse circostanze. L'incontro tra l'ambasciatore americano e il viceministro russo Sergei Ryabkov alimenta ulteriormente il mistero. La liberazione di Marc Fogel, cittadino americano condannato in Russia per possesso di droga, viene rivelata da fonti americane. Fogel è rimpatriato senza alcun apparente scambio di prigionieri.
Alle 10.17 di ieri mattina un Jet Gulfstream G650ER partito da Washington atterra all’aeroporto moscovita Vnukovo. I social e i media identificano subito il velivolo. Appartiene a Steve Witkoff , l’attuale inviato di Trump per il Medio Oriente, amico fidato, sostenitore e braccio destro non ufficiale del presidente americano.
È lo stesso aereo del quale si è servito più volte il nuovo-vecchio inquilino della Casa Bianca, l’ultima delle quali quando, non ancora insediato, era stato invitato alla cerimonia per la riapertura della cattedrale di Notre-Dame de Paris. Comincia la ricerca del motivo per quella presenza inattesa, che certo non può passare inosservata. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov cerca di calmare gli animi dichiarando che il Cremlino non dispone dell’informazione di un presunto arrivo nella capitale di qualunque inviato americano. Ma è una dichiarazione così cauta da indurre a ulteriori sospetti, che aumentano di peso con la notizia giunta nel pomeriggio: l’ambasciatrice americana a Mosca Lynn Tracy si è recata, per la prima volta negli ultimi sei mesi, al ministero degli Esteri russo, dove ha incontrato il viceministro Sergei Ryabkov. Alla fine, il mistero viene sciolto da Washington. Non è una svolta epocale, ma è comunque un passaggio importante, il primo atto di vera diplomazia da parte russa da molto tempo in qua. La persona a bordo è anche il proprietario dell’aereo, ed è il primo alto funzionario americano a mettere piede in Russia dal 2021. La missione di Witkoff è quella di riportare a casa il suo concittadino Marc Fogel, condannato nel giugno del 2022 a quattordici anni di reclusione in una colonia penale a regime severo con l’accusa di contrabbando e detenzione di droga. Fogel era stato fermato insieme alla moglie all’aeroporto Sheremetyevo di Mosca nell’agosto del 2021. Nel suo bagaglio era stata trovata una certa quantità di cannabis e olio di hashish, lo stesso che costò una lunga detenzione alla cestista Brittney Griner. Il cittadino americano sostenne che si trattava di marijuana comprata sotto prescrizione medica. Fino al maggio 2021 Fogel e consorte avevano goduto di immunità diplomatica: lui lavorava all’ambasciata Usa. In seguito, era stato assunto come insegnante alla scuola anglo-americana. Secondo l’accusa, stava organizzando tra Usa e Russia un traffico di stupefacenti da diffondere tra gli alunni dell’istituto. A quanto risulta dalle carte ufficiali, Fogel ammise la colpa. Forse, non aveva altra via d’uscita. Comunque, la corte di Khimki, competente per la vicinanza con l’aeroporto, non mostrò alcuna clemenza. Ieri notte Dmitry Ovsyannikov, l’avvocato russo di Fogel, ha confermato l’avvenuta liberazione del suo assistito. «Non sappiamo come è successo, ma lo stanno riportando in patria». Non certo uno scambio di prigionieri come gli altri. Almeno per il momento, non sembra esserci alcuna contropartita. In apparenza, Putin ha deciso di liberare un cittadino americano, in quello che sembra essere un’altra mano tesa in modo evidente a Trump. Un gesto di generosità, per quanto interessato. «Molti dicono che è stato un gesto di buona volontà da parte di Mosca», ragiona il falco Sergei Markov, ex consigliere del Cremlino. «Se così fosse sarebbe un madornale errore da parte nostra. Perché l’America accoglie i gesti di buona volontà come una dimostrazione di debolezza. E Putin lo sa bene. Quindi, credo che gli Usa abbiano dato qualcosa di importante alla Russia. Le vere trattative sull’Ucraina, Witkoff le ha svolte oggi a Mosca». La conferma arriva dal consigliere per la sicurezza nazionale americano Michael Waltz che ha definito la liberazione «un segno che ci stiamo muovendo nella giusta direzione per porre fine alla brutale e terribile guerra in Ucraina». Le altre volte era andata in maniera diversa. Mesi e mesi di contrattazioni segrete, a muso duro. Nel dicembre 2022 c’era stato il «baratto» che riguardò il mercante di armi Viktor Bout, condannato negli Usa a 25 anni di carcere, e la cestista Griner. Il primo agosto del 2024, sedici detenuti condannati in Russia e Bielorussia, tra i quali il giornalista americano del Wall Street Journal Evan Gershkovich e l’ex marine americano Paul Whelan, insieme ad una serie di oppositori del Cremlino, erano stati scambiati con otto cittadini russi tra agenti segreti e hacker. La liberazione di Fogel sembra appartenere a un’altra storia. Forse, all’inizio di una nuova fase
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