Zelensky riconosce la mancanza di mezzi militari per riconquistare Crimea e Donbass, preparando l'Ucraina a possibili concessioni di territorio. Le prospettive di cambiamento con l'arrivo di Trump alla Casa Bianca sono oggetto di dibattito.
Volodymyr Zelensky riconosce ora quello che la gran parte dei governi occidentali, a cominciare da quello americano, pensa da tempo: l'esercito ucraino non ha i mezzi militari necessari per riconquistare la Crimea e il Donbass . Per essere più precisi, non li ha mai avuti fin dal 2014, quando la Russia occupò illegalmente quei territori. Il leader ucraino, in realtà, ha cambiato rotta da tempo.
A Kiev sono consapevoli che il sostegno degli Stati Uniti e dei Paesi europei non può essere illimitato. Sull'altro versante, Vladimir Putin ha costruito un'economia di guerra e cinicamente continua a mandare al massacro migliaia di soldati. Ora la previsione generale è che lo scenario cambi con l'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca. Nei giorni scorsi ci sono stati ripetuti contatti tra la leadership ucraina e il team della nuova amministrazione, in particolare con l'inviato per l'Ucraina, Keith Kellogg, ex generale e già consigliere per la sicurezza nazionale di Trump. I segnali che giungono da Washington sono ancora poco chiari. A quanto risulta si starebbero confrontando due linee. Alcuni, come Elon Musk e Donald Trump Jr., il primogenito del presidente, spingono per tagliare subito o ridurre drasticamente le forniture di armi a Kiev. Altri, come lo stesso Kellogg, auspicano un approccio più graduale, con l'obiettivo di forzare anche Putin ad aprire le trattative. In ogni caso sembra esserci un punto fermo: gli ucraini devono prepararsi a cedere almeno una parte di quel 20% del suolo nazionale conquistato con la forza dai russi. Zelensky ne ha preso atto, anche se poi bisognerà capire che cosa si debba intendere per «Donbass»
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