Almasri, l'Italia tra le accuse dell'Aja e il silenzio del governo

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Almasri, l'Italia tra le accuse dell'Aja e il silenzio del governo
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La vicenda di Osama Elmasri, ricercato internazionale accusato di crimini di guerra e contro l'umanità, ha messo in luce una grave situazione: il governo italiano, nonostante le pressioni dell'Aja, ha agito in modo ambiguo, cercando di sottrarre il generale libico alla giustizia internazionale. Il testo analizza la cronologia degli eventi, evidenziando gli errori e le omissioni del governo, e pone interrogativi sul ruolo di Nordio e sugli obiettivi reali di questa gestione della vicenda.

Almasri , la cronologia della vicenda. Gli elementi che dimostrano la volontà del governo di sottrarlo all’ Aja il più in fretta possibile. Il governo si aggrappa alla versione del'cavillo':'Ci sono stati errori da parte di chi doveva parlare con il ministro Nordio .

La procedura penale deve essere rispettata: se ci sono vizi nell'applicazione delle norme, i provvedimenti non possono essere applicati', è la versione governativa nelle dichiarazioni alla stampa del ministro degli Esteri, Antonio Tajani., che lo accusa di crimini di guerra e contro l’umanità, ma anche di ricostruire la vicenda iniziata sabato 18 gennaio e conclusa, per ora, col rientro a casa del ricercato internazionale. Tanto che alcuni aspetti si sono chiariti solo con la nota stampa della stessa Corte penale, che nella serata di mercoledì 22 ha chiarito tempi e modi del suo operato, tali da garantire l’arresto e la successiva consegna. Così non è stato, col ministero della Giustizia che ha negato la collaborazione all’Aja nonostante ad imporlo sia una legge dello Stato, “senza preavviso o consultazione con la Corte”,, dove si è presentato ad un autonoleggio dove ha chiesto informazioni sulla possibilità di riconsegnare a Fiumicino l’auto a noleggio. In serata, a Torino per assistere al match Juventus-Milan, verrà fermato per un controllo di routine, in via Cigna, mentre è in auto con altri tre libici. Nella nota di mercoledì, la Corte scriverà che sabato “ha presentato una richiesta di arresto dell’indagato a sei Stati parte,per comunicargli che Almasri sarebbe entrato in Italia. Il canale diplomatico è infatti uno di quelli previsti dalla legge per la comunicazione delle istanze della Corte penale. Che infatti scrive: “La richiesta della Corte è stata trasmessa attraverso i canali designati da ciascuno Stato ed è stata preceduta da consultazioni econ ciascuno Stato per garantire l’appropriata ricezione e successiva attuazione della richiesta della Corte”. Nel frattempo, ha richiesto ae invia alla competente Corte d’Appello di Roma la richiesta di convalida dell’arresto. “La medesima comunicazione veniva trasmessa il 19.1.2025 alha il mandato dell’Aja e la richiesta della Digos, ma non si muove. Eppure la legge 237/2012 prevede che l’iniziativa spetti al ministero di Giustizia, che interloquisce con la Procura generale presso la Corte d’Appello di Roma perché chieda alla stessa Corte di applicare la misura cautelare. L’arresto rischia di non poter essere convalidato, ma Nordio tace.– I funzionari tripolini chiedono l’intervento del loro governo per “un generale di brigata rigoroso e professionale”, definendo l’arresto “un incidente oltraggioso”. Le autorità libiche contattano diversi legali italiani per affiancarli al generale incarcerato a Torino. Ce n’è bisogno? Nel silenzio del ministero della Giustizia di uno Stato, l’Italia, tenuto per legge a prendere “al ministro. “Ministro interessato da questo Ufficio in data 20 gennaio, immediatamente dopo aver ricevuto gli atti dalla Questura di Torino, e che, ad oggi, non ha fatto pervenire“, è scritto nel parere che il procuratore invierà alla Corte d’appello l’indomani. La giustizia bussa, Nordio non risponde.della presidenza del Consiglio in uso ai servizi segreti parte alle 10.14 dalla Capitale e un’orda dopo è a Torino, dove attenderà per sette ore prima di decollare ancora, stavolta alla volta di Tripoli. Nel silenzio del ministero, la Procura generale scrive alla Corte d’appello e “chiede che codesta Corte dichiari lain quanto non preceduto dalle interlocuzioni con il Ministro della Giustizia, titolare dei rapporti con la Corte Penale”. Sarebbe bastato che Nordio desse un segnale per sbloccar l’iter, ma non accadrà. Sulla decisione della Corte, che ordinaaccogliendo la richiesta del procuratore e della difesa di Almasri, ci sono pareri discordanti. Giuristi ed ex magistrati sentiti dal“soggetto pericoloso” e gli vieta di rientrare in Italia per i prossimi 15 anni. Stessa sorte, si viene ha sapere, per i tre compagni di viaggio, accusati di favoreggiamento ed espulsi con decreto della Questura di Torino. Insomma, laMercoledì 22, l’Aja sbugiarda i ministri di Meloni, forte dell’ordinanza della Corte d’appello. “Ci sono stati errori da parte di chi doveva parlare con il ministro Nordio. La procedura penale deve essere rispettata: se ci sono vizi nell'applicazione delle norme, i provvedimenti non possono essere applicati”. Questa la favola che raccontano, qui nelle dichiarazioni alla stampa del ministro degli Esteri,. In realtà il cavillo, la “irritualità dell’arresto”, è figlio dell’inerzia del governo e di Nordio. Se avesse, non saremmo qui a parlarne. A fugare ogni dubbio è la stessa Corte dell’Aja, che nella serata di mercoledì pubblica un comunicato in cui ricostruisce cronologicamente la vicenda: fin da sabato, chi doveva era stato informato e aveva gli elementi necessari. Invece, scrive l’Aja, “il 21 gennaio 2025,, Osama Elmasry Njeem sarebbe stato rilasciato e riportato in Libi

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